da valorizzare
Mattino di Padova 1 febbraio 2008
Il governo Prodi è caduto da una settimana e nel centrosinistra molti hanno già iniziato a rimpiangerlo. Anche i dirigenti dei partiti più piccoli e più polemici con l’esecutivo hanno capito che le divisioni, i mille ricatti e i veti incrociati hanno minato alla base la credibilità e la tenuta dell’Unione, e si stanno rendendo conto che così si rischia di riconsegnare il Paese alla destra. Infatti, dopo la vittoria per soli 24.000 voti nel 2006, il centrosinistra è diventato ostaggio delle forze politiche più piccole che, in virtù del ridotto margine di vantaggio parlamentare, hanno rallentato l’azione del governo e si sono divise su tutto. Il centrosinistra si è distinto più spesso per le liti che per l’unità e il lavoro comune. Prima ci sono stati i senatori eletti con il centrosinistra che sono passati con il centrodestra, poi senatori e deputati che hanno abbandonato i gruppi parlamentari in cui erano stati eletti per dare vita a nuove formazioni politiche: il tutto enfatizzato da dichiarazioni televisive bellicose e deliranti per distinguersi e differenziarsi. Insomma si è verificata una continua e sistematica azione di frammentazione e logoramento dell’Unione, fino alla rottura di giovedì scorso. In queste vicende è emersa l’assenza di una cultura di governo in molti partiti dell’Unione, concentrati nella difesa di antichi particolarismi e preoccupati di difendere il loro 1-1,5% di voti. L’opposto del senso di responsabilità che molti cittadini richiedono alla politica e alle istituzioni. Il paradosso è che tutto ciò è accaduto mentre il governo Prodi avviava il risanamento dei conti pubblici, che oggi anche l’Unione europea riconosce, e assumeva decisioni importanti per lo sviluppo. Gli esempi più clamorosi sono stati la lotta all’evasione fiscale e la riforma del welfare. Per la prima volta dal 1980 il governo è riuscito a recuperare poco più del 10% dell’evasione, 23 miliardi di euro. Queste risorse sono state destinate alla riforma delle pensioni e degli ammortizzatori sociali, e per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Così è stato possibile varare un provvedimento che consente di allungare l’età lavorativa in modo graduale, senza le ingiustizie dello «scalone», di aumentare le pensioni più basse, di rivalutare gli indici di calcolo in modo da assicurare ai più giovani cifre non inferiori al 60% dell’ultimo stipendio, di totalizzare tutti i contributi versati, di riscattare bene la laurea. In un Paese normale, le forze politiche al governo sarebbero impegnate a rivendicare questi successi; da noi sono concentrate a litigare e a parlare male degli alleati e dell’esecutivo. Per queste ragioni il Partito democratico, nato per unire e ridurre i particolarismi, deve iniziare a rivendicare i risultati positivi dell’azione di governo e deve occuparsi di più delle questioni concrete che interessano ai cittadini e meno delle polemiche incomprensibili interne al nostro schieramento. Soltanto così sarà possibile ricostruire un’alleanza in grado di realizzare le riforme economiche e istituzionali necessarie all’Italia.
Alessandro Naccarato deputato Partito Democratico
: scarica il documento illustrativo in PDF (4Mb)PROTOCOLLO SUL WELFARE - (L'ACCORDO IN PDF) - (I PUNTI IN PDF)
AMBITI DI INTERVENTO E I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO PRODI