Lo spaccio e
l’irresponsabilità
Il Mattino di Padova,
1 febbraio 2009
L’ordinanza
anti-spaccio del sindaco Zanonato è un atto utile
per contrastare in modo efficace azioni e
comportamenti dannosi e pericolosi che alimentano la
paura e il degrado in alcune zone della città.
L’obiettivo del provvedimento è chiaro: combattere
il fenomeno della diffusione della droga con tutti
gli strumenti messi a disposizione del sindaco, in
qualità di ufficiale di governo e secondo le
prerogative previste dal decreto Maroni in materia
di sicurezza urbana.
L’ordinanza è coerente con la principale linea
guida che ha caratterizzato fin dall’inizio
l’amministrazione Zanonato. I problemi legati alla
qualità della vita e alla sicurezza dei cittadini
padovani vanno affrontati in modo concreto, senza
ideologie e, ovviamente, nel rispetto delle leggi
vigenti. E’ questa la posizione che ha portato, nei
mesi scorsi, anche all’ordinanza anti-prostituzione
e agli interventi di riqualificazione di via Anelli
e della zona Pescarotto. Lo scopo è quello di
affrontare e risolvere i problemi di degrado in modo
pragmatico e, nello stesso tempo, di affermare con
nettezza che alcuni comportamenti legati allo
sfruttamento della prostituzione, allo spaccio di
droga e all’eccessivo consumo di alcolici non sono
tollerati, perché generano degrado e insicurezza, e
provocano gravi danni alla salute. Di fronte a
questo principio che sta alla base della normale
convivenza civile, l’ordinanza è l’unico strumento
concreto nelle mani del sindaco per salvaguardare
gli interessi dei suoi cittadini.
Le reazioni negative e le critiche di qualche forza
politica, in cerca disperata di visibilità, sono
prive di qualsiasi fondamento serio e sono ispirate
da due motivi: la strumentalizzazione politica della
destra che, dopo i fallimenti della giunta Destro
sulla sicurezza, è invidiosa delle iniziative di
Zanonato; la doppia morale di chi invoca severità a
parole ma in realtà non la vuole. E’ utile
approfondire questo secondo aspetto, perché è
emblematico del modo di ragionare e agire di molte
persone. Infatti, una parte dell’opinione pubblica
da un lato chiede a gran voce maggiore severità e
rigore per punire comportamenti dannosi mentre,
dall’altro, protesta con forza quando le sanzioni
vengono messe in pratica.
Si pensi, ad esempio, alle nuove norme contro
vandalismo e bullismo nelle scuole decise dai
ministri della Pubblica istruzione Fioroni e Gelmini.
In seguito ad alcuni episodi eclatanti, tutti hanno
invocato maggiore severità, ma, quando si sono
applicate le nuove leggi, tanti genitori e
l’opinione pubblica si sono lamentati per la durezza
delle sanzioni. Lo stesso accade per la violenza
negli stadi. Tutti, a parole, reclamano norme più
severe contro gli ultras, ma quando le forze
dell’ordine arrestano i colpevoli di gravi reati,
c’è sempre qualcuno che si lamenta. Basta pensare
all’onorevole Saia, che è arrivato al punto di
criticare il questore, per difendere gli ultras
autori di una violenta aggressione.
Questo atteggiamento, purtroppo, è molto diffuso:
si alza la voce per pretendere fermezza e rigore di
fronte al degrado e all’insicurezza, ma quando si
applicano norme severe per contrastare questi
fenomeni, allora si tende a minimizzare o
addirittura a giustificare coloro che agiscono
scorrettamente. E’ un modo di agire sbagliato e
incoerente, che ha favorito il lassismo, l’impunità
e la perdita del senso di responsabilità per le
azioni che si compiono. E’ inutile lamentarsi del
degrado e poi criticare gli interventi che cercano
di prevenirlo e combatterlo. Le forze politiche che
criticano l’ordinanza alimentano l’irresponsabilità
che favorisce i comportamenti pericolosi e il
degrado. L’ordinanza del sindaco Zanonato, come
quella anti-prostituzione, ha il merito di non
seguire questa strada, prevedendo sanzioni certe e
rigorose contro l’illegalità e il degrado, per
migliorare la qualità della vita di tutti.