RINNOVARE CON
IL PD
Da anni il nostro sistema politico è attraversato da
una crisi che rischia di indebolire la democrazia e
di paralizzare le istituzioni. Dalla caduta del muro
di Berlino viviamo in una permanente fase di
transizione per superare le contrapposizioni
ideologiche e promuovere le riforme necessarie per
stare al passo con gli altri Paesi dell’Ue.
Inoltre l’involuzione del bipolarismo e il recente
ritorno al proporzionale e alle sue logiche, deciso
dalla vecchia maggioranza di centrodestra nel 2005,
hanno indebolito l’assetto politico e istituzionale
e stanno frenando qualsiasi proposta per rendere più
snelle ed efficienti le nostre istituzioni.
La legge elettorale in vigore è un sintomo evidente
della debolezza della politica ed esprime una
tendenza oligarchica di difesa a oltranza di un ceto
politico incapace di cambiare l’Italia. Abbiamo
ancora rappresentanze sociali, sindacali e delle
categorie del lavoro autonomo strutturate in base
alla vecchia appartenenza ideologica cattolica,
laica o socialcomunista; abbiamo un numero
sproporzionato di partiti piccolissimi, spesso
finalizzati a conservare posizioni e finanziamenti
pubblici a pochi dirigenti. Abbiamo un sistema
parlamentare basato sul bicameralismo perfetto, che
prevede tempi e modi lunghissimi per assumere
qualsiasi decisione; abbiamo, con la riforma
costituzionale del 2000, introdotto un modello
federalista che ha provocato continui conflitti di
competenze tra Stato e Regioni, aumentando i costi
per il funzionamento delle autonomie locali.
Insomma, abbiamo un sistema politico e istituzionale
che non riesce a stare al passo con le esigenze del
Paese e che si allontana sempre di più dai bisogni e
dai sentimenti dei cittadini.
Per rispondere a tutto ciò vogliamo dare vita al
Partito Democratico. Le alternative sono le risposte
antidemocratiche come i partiti-azienda, in cui il
«padrone» decide tutto da solo, o le proteste
demagogiche e populiste. Per cambiare le cose non
basta mandare al diavolo, o in qualche altro posto,
i partiti, la politica e le istituzioni. Bisogna
costruire partiti più aperti, più democratici e più
grandi di quelli attuali; bisogna coinvolgere più
persone nell’attività politica e far diventare i
partiti degli strumenti di partecipazione e
discussione.
Se davvero si vuole arrestare la riduzione degli
spazi di discussione e partecipazione democratica è
necessario costruire un nuovo partito politico in
grado di aggregare e avvicinare tutte le persone
interessate sulla base di proposte chiare e
concrete. Per questo il Partito Democratico nascerà
con le elezioni del 14 ottobre: infatti saranno
eletti i segretari regionali e nazionale e le
assemblee che dovranno scrivere gli statuti, e
quindi definire i valori e le regole del partito
nuovo. In questo modo sarà possibile fin dall’inizio
coinvolgere le migliaia di persone interessate a
cambiare in meglio il nostro Paese, consapevoli che
la protesta non è sufficiente a risolvere i
problemi.
La costruzione del Partito Democratico può
diventare l’occasione per allacciare relazioni e
rapporti con settori della società che oggi
rivolgono l’attenzione verso il centrodestra o si
rifugiano nel qualunquismo e nell’antipolitica. Per
avviare questo lavoro è necessario un atteggiamento
di apertura e disponibilità e bisogna avere il
coraggio di mettersi in discussione. Se vogliamo
coinvolgere altre persone, avvicinare cittadine e
cittadini al nuovo partito, non dobbiamo dettare
condizioni, né porre steccati. Altrimenti rischiamo
di ripetere i fallimenti degli ultimi anni.
Penso infatti che dobbiamo smetterla di avere la
pretesa di spiegare agli altri come vanno le cose,
di rivolgerci alla società come se noi avessimo la
ricetta per tutti i problemi. Troppo spesso ci
comportiamo e veniamo percepiti come quelli che
pensano di sapere tutto, che dicono agli altri cosa
fare, con un po’ di superbia e la pretesa di essere
anche ascoltati.
Così non facciamo molta strada, diventiamo sempre
di meno, più anziani, meno motivati e più chiusi.
Dobbiamo aprirci, se vogliamo confrontarci con gli
altri, dobbiamo avere qualche certezza in meno e
qualche dubbio in più, dobbiamo interrogarci e
cercare di stabilire relazioni e contatti.
Alessandro Naccarato segretario regionale dei
Ds del Veneto