Welfare, una riforma concreta
Mattino di Padova 1 Dicembre 2007
La Camera ha approvato la riforma del welfare,
che modifica in profondità il sistema previdenziale
e il mercato del lavoro. Si tratta di un
provvedimento atteso da anni, oggetto
dell’importante accordo del 23 luglio scorso tra
sindacati e imprese e approvato da milioni di
lavoratori nella consultazione di ottobre.
Purtroppo, anche in questa occasione, le divisioni
interne alle forze politiche del centrosinistra
rischiano di offuscare e compromettere la portata
eccezionale della riforma. Infatti non sfugge a
nessuno che in questi giorni, anziché spiegare le
novità introdotte, che miglioreranno le condizioni
di milioni di lavoratori e pensionati, il dibattito
si è sviluppato sui contrasti interni all’Unione. In
questo modo il centrosinistra rischia di chiudersi
in uno scontro autoreferenziale, tutto rivolto al
proprio interno, e rinuncia a comunicare con il
Paese. Per questo ritengo fondamentale provare a
riportare la discussione sui punti di merito della
riforma. La prima novità riguarda il metodo. Dopo
anni di scontri e conflitti si è tornati alla
concertazione, unico strumento in grado di
affrontare e risolvere sul serio le grandi questioni
sociali. Solo così è possibile fare appello al senso
di responsabilità di lavoratori e imprenditori e far
prevalere gli interessi generali rispetto ai mille
particolarismi che bloccano l’Italia. Il risultato
della concertazione è una riforma delle pensioni che
supera l’ingiustizia dello «scalone» della legge
Maroni e allunga l’età pensionabile in modo
graduale, tenendo conto delle specifiche condizioni
lavorative di chi è stato sottoposto a prestazioni
usuranti. Inoltre vengono aumentate le pensioni più
basse e si rivalutano gli indici di calcolo delle
pensioni future, in modo da assicurare per le
generazioni più giovani cifre non inferiori al 60%
dell’ultimo stipendio. Si introducono altre due
novità importanti per i più giovani: la
totalizzazione di tutti i contributi versati in
qualsiasi modalità e tempo lavorativo; meccanismi
per favorire il riscatto degli anni di studio
universitario. Come si vede, dunque, dopo anni di
chiacchiere e di promesse mancate, è stata varata,
con il consenso delle parti sociali, dei lavoratori
e dei pensionati, una riforma delle pensioni che
allunga l’età lavorativa in relazione all’aumento
della vita media e assicura ai più giovani pensioni
adeguate. Accanto a questi aspetti, la legge appena
approvata avvia la riforma degli ammortizzatori
sociali e riduce il ricorso a contratti di lavoro a
tempo determinato, che hanno aumentato le condizioni
di insicurezza e precarietà di molti lavoratori.
Anche in questo caso si tratta di un orientamento
preciso che il governo Prodi sta realizzando con
determinazione: favorire le forme contrattuali
stabili a tempo indeterminato e ridurre al minimo
indispensabile il ricorso alla flessibilità. Mi
auguro che nel centrosinistra prevalga il senso di
responsabilità e che nelle prossime settimane
aumentino l’impegno e lo sforzo per comunicare e
spiegare ai cittadini i contenuti positivi della
riforma.
Alessandro Naccarato deputato Partito Democratico-Ulivo