La
proposta di istituire il Giorno della memoria delle
vittime del terrorismo e delle stragi ha un forte
valore simbolico e può consentire al Paese di
dotarsi di uno strumento culturale per diffondere i
valori democratici e contrastare l’illegalità, la
violenza e il terrorismo.
E’ una proposta importante perché offre l’occasione per conoscere una
stagione tragica della storia italiana. In questo
modo lo Stato si impegna a costruire una memoria
storica condivisa, che oggi manca, per non
dimenticare i crimini e i delitti commessi dai
terroristi e il loro progetto destabilizzante e
antidemocratico.
E’ evidente, infatti, che solo una memoria
condivisa che condanni senza incertezze e ambiguità
il terrorismo e i disegni eversivi che lo ispirarono
può favorire lo sviluppo e la condivisione tra le
giovani generazioni dei principi democratici alla
base del nostro ordinamento costituzionale.
La
data scelta è il 9 maggio anniversario
dell’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate
rosse, avvenuta nel 1978. Infatti quell’omicidio,
anticipato dalla strage della scorta e dal
drammatico sequestro, rappresenta il fatto più grave
e più clamoroso tra i crimini commessi dal
terrorismo. Fu un vero e proprio tentativo di colpo
di Stato, che provò a cambiare l’evoluzione politica
del nostro Paese. Quella tragedia aprì gli occhi
all’Italia e segnò l’inizio di una enorme e unitaria
mobilitazione popolare che, insieme alla cultura
della fermezza, consentì di battere il terrorismo.
Il Giorno della memoria deve diventare l’occasione
per promuovere incontri, manifestazioni pubbliche e
momenti di riflessione per spiegare il progetto
criminale delle varie organizzazioni terroristiche e
per raccontare le storie dei tanti servitori dello
Stato che decisero di combattere con coraggio per
difendere la nostra democrazia.
Inoltre, il Giorno della memoria impedirà che il
terrorismo venga rimosso e sia considerato uno
spiacevole imprevisto provocato da piccoli errori ed
esagerazioni dettati da eccessi giovanili. Troppo
spesso nel nostro Paese assistiamo sconcertati alle
lezioni di storia di ex terroristi che hanno la
pretesa e l’arroganza di provare a imporre il loro
punto di vista. Il presenzialismo, i protagonismi e
il ruolo che alcuni ex svolgono da noi non hanno
eguali negli altri Paesi colpiti dal terrorismo.
Così come è incomprensibile e ingiustificabile
l’ansia di perdonare i teorici e gli autori di
crimini atroci.
Alle volte si ha quasi l’impressione che l’opinione
pubblica sia più attenta agli assassini che alle
vittime e ai loro familiari. Non possiamo fingere di
non vedere che nel nostro Paese, e anche a Padova,
continuano a manifestarsi tentativi di riorganizzare
nuclei terroristi con finalità violente ed eversive.
E questo accade anche perché non si è mai fatta
piena chiarezza su alcuni episodi e su quell’area
grigia di consensi e complicità più o meno espliciti
che favorirono e favoriscono ideologie e gruppi
eversivi.
Infine, la proposta in discussione ricorda le
vittime e riconosce loro il ruolo fondamentale che
svolsero. Si tratta di magistrati, forze
dell’ordine, professori, avvocati, dirigenti
politici, semplici cittadini che non si piegarono
alle minacce e alle intimidazioni, che non
accettarono, spesso andando contro corrente, i
facili compromessi, che non si voltarono da un’altra
parte facendo finta di non vedere quello che stava
accadendo. Alcuni di questi cittadini furono
picchiati, gambizzati, umiliati e derisi; altri sono
stati uccisi. E’ giusto ricordare che la nostra
democrazia ha sconfitto il terrorismo grazie al
sacrificio di queste persone, che vanno ricordate e
fatte conoscere come esempi positivi per le giovani
generazioni.
Alessandro Naccarato
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