Gazzettino 4 settembre 2007
Il 14 ottobre, primarie del Partito Democratico. A Roma i candidati alla guida del nuovo soggetto (Veltroni, Bindi, Letta) continuano ad attaccarsi a vicenda. Stessa musica in Veneto dove ai richiami all'unità (Ds), magari interessati, si contrappongono i distinguo (di parte della Margherita capeggiata dal coordinatore Diego Bottacin) che sembrano insuperabili nella scelta di chi dovrà fare crescere il "neonato" in regione.
Ne è testimonianza quanto accaduto ieri, in poche ore. Il segretario regionale della Quercia Alessandro Naccarato , in una conferenza stampa, definisce «devastante» una gara con più aspiranti («non ripetiamo in Veneto l'errore fatto a livello nazionale»), e annuncia la volontà di arrivare all'appuntamento ottobrino con un unico "cavallo", condiviso da Ds e Margherita. Un richiamo a non dividersi, che nel ragionamento del ds sottintende un solo nome: Paolo Giaretta, il senatore padovano dei Dl che piace ai Ds. Anche se Naccarato precisa che è meglio smetterla di fare nomi a casaccio e col gioco del «chi sta con chi». Conta «il programma sul quale il prescelto deve riconoscersi attuandolo con credibilità». Che i Ds veneti abbiano riunciato ad un loro uomo non è novità: la tradizione Dc e prevalenza elettorale della Margherita lo imponevano.
Poche ore dopo, scende in campo l'area "bottaciniana" che, avendo mal digerito una riunione padovana Ds-Margherita nella quale si sarebbe firmato un patto su Giaretta («non è così» si affretta d precisare Naccarato , «si è parlato delle liste Veltroni»), si legittima a prendere parte alla gara per la segreteria regionale. Lo fa Simonetta Rubinato, la senatrice di Treviso alla quale il partito si è rivolto prima che la Quercia uscisse allo scoperto sponsorizzando il senatore padovano. Lei aveva chiesto tempo per decidere. Poi, però, il contropiede querciaiolo ha sparigliato, tanto che ora, in una lettera al "suo" segretario provinciale, la Rubinato ventila l'ipotesi di mettersi in gioco. Con un ragionamento da equilibrista, la senatrice, ben sapendo di non potersi schierare apertamente contro il suo augusto compagno di partito, è pronta «a sostenere Giaretta» a patto che la sua candidatura, «magari in ticket con una donna espressione dei Ds, rappresenti con chiarezza e trasparenza una linea politica distinta dalle altre». Ma poiché Giaretta ha già messo in chiaro che è disponibile a condizione di essere l'unico prescelto, alla Rubinato non resta che candidarsi. Tanto più quando afferma, in contrasto coi Ds, che non sarebbe un bene per il Pd veneto «un'ammucchiata indistinta» (unico candidato) poiché «vivono diverse linee politiche collegate alle diverse candidature nazionali». E si eviti «il rischio che iscritti e cittadini» intravvedano «un'intesa di interessi tra componenti degli apparati Ds e Margherita». Quindi l'affondo: «Si convochi un'assemblea straorinaria dei tutti gli iscritti (di Treviso, ndr.) per decidere la linea da sostenere sulla segreteria regionale». Come dire: se verrà scelta la mia linea, caro Giaretta ce la vedremo faccia a faccia.
Tra i soci fondatori un chiarimento è più che dovuto: i prossimi giorni saranno di fuoco. Un merito Naccarato se lo può attribuire: il richiamo all'unità ha costretto i compagni di cordata a uscire allo scoperto. E i guai si moltiplicano. «Mi auguro che entro il 12 settembre termine per la presentare le firme per i candidati - auspica - si riesca a trovare la sintesi. Noi proponiamo una piattaforma sulla quale confrontarci e quindi scegliere il candidato: 1) per un partito che investe nel Veneto di domani, la formazione è fondamentale tenuto conto che da qui al 2057 ogni anno arriveranno 35 mila immigrati con regolare contratto di lavoro, tutti giovani che diverranno cittadini veneti; 2) sulle tasse non c'é emergenza fiscale ma un'emergenza-evasione: le imposte si potranno abbassare con il risparmio della spesa pubblica che in Veneto vuol dire ridurre il controllo della Regione su alcune società; 3) sicurezza e legalità la cui salvaguardia non è patrimonio della destra; 4) difesa del territorio con una azione omogenea: non è possibile che la Giunta regionale lasci soli comuni e province nella scelta se limitare la circolazione delle auto».