Naccarato: copiamo il sistema
per l'elezione dei sindaci
Mestre
Tempi duri per i riformisti. Nel giro di pochi giorni hanno dovuto incassare le dimissioni dai Ds di Nicola Rossi, un innovatore che si era formato nella squadra di governo di D'Alema, e giusto ieri tanti «no» alla proposta del ministro dell'Interno Amato di creare una convenzione trasversale che metta mano alla legge elettorale. Un inizio d'anno difficile per chi, come il neo segretario dei Ds nel Veneto, il deputato padovano Alessandro Naccarato , è impegnato nella transizione verso il Partito democratico, e allo stesso tempo nel recupero di quei ceti produttivi che si sentono poco ascoltati da Roma.
Proprio lei ha posto, nella sua prima relazione da segretario, la legge elettorale come una delle priorità da affrontare. Cosa ne pensa della proposta di Amato?
«Cambiare la legge elettorale è una priorità assoluta perché non funziona e non rappresenta i cittadini. Il problema è come combiarla e quale metodo impiegare. Mi stupisce l'immediata adesione del partito di Berlusconi, vale a dire di chi la scorsa legislatura ha varato l'attuale legge elettorale a colpi di maggioranza. L'iniziativa di Amato può anche andare bene, ma credo che sia meglio partire da una proposta e poi avviare la discussione».
Da dove partire, allora?
«Partirei da qualcosa che funziona, come la legge elettorale dei Comuni che ha un chiaro meccanismo maggioritario che potrebbe essere adeguato su scala nazionale. Potrebbe essere anche una buona occasione per definire una volta per tutte le competenze di Camera e Senato, che ora sono una il doppione dell'altro. Si potrebbe finalmente distinguere una Camera "alta" da un Senato rappresentativo delle Regioni, come da più parti si propone da tempo».
Per una riforma di questa portata sono necessarie grandi convergenze e una volontà innovatrice che stenta a farsi strada, come dimostrano le dimissioni di Nicola Rossi dai Ds. Un duro colpo, per un partito impegnato nella transizione verso il Partito democratico.
«Le dimissioni di Rossi sono un fatto negativo. Perdiamo un elemento di grande valore, anche se prima di dire l'ultima parola attendo l'esito dell'incontro con Fassino in programma nei prossimi giorni. In ogni caso, le dimissioni di Rossi, o meglio, il mancato rinnovo della tessera dei Ds, potrebbe diventare l'occasione per accelerare su alcune sue proposte. Se non sbaglio Rossi ha confermato l'intenzione di rimanere a far parte del gruppo dell'Ulivo. Mi sembra un segnale di disponibilità nei confronti del Partito democratico».
In questo momento però, sia nella coalizione di governo che al vostro interno sembrano prevalere le forze conservatrici.
«Non ho questa impressione. Il governo ha varato una Finanziaria rigorosa e ha dato corso in pochi mesi a un vasto piano di liberalizzazioni. Tutte cose che il governo di centrodestra non ha fatto in cinque anni. Queste cose vanno sottolineate».
Pensate di farcela, e di riuscire a esprimere all'esterno questa volontà innovatrice?
«Ce la faremo se riusciremo a parlare a porzioni più ampie della società del Veneto. Nel 2005 alle primarie per la scelta di Prodi ha partecipato un milione di persone, molto più degli iscritti di Ds e Margherita. È a queste persone che dobbiamo rivolgerci. E per rimanere nel Veneto, dobbiamo cominciare a recuperare un rapporto con esponenti come Massimo Carraro, le cui dimissioni rappresentano un segnale d'alalrme».