GLI INVESTIMENTI
NELLA RICERCA
Mattino di Padova
7-3-2007
Il dibattito avviato sulle pagine di questo giornale
attorno all’idea di dar vita a un Politecnico veneto
della ricerca dimostra l’importanza di un progetto
con il quale il mondo politico avrà il compito di
misurarsi nei prossimi mesi.
Misurarsi, ma senza imporre schemi calati dall’alto, perché se è vero che
la politica ha il compito di decidere, è altrettanto
fondamentale tenere in considerazione e non invadere
quel terreno di azione che va giustamente riservato
alle Università e alle loro autonomie.
E’ con quest’ottica che oggi guardiamo
positivamente all’idea di Politecnico, perché
potrebbe rappresentare una rara e irripetibile
occasione che gli Atenei si trovano fra le mani per
risolvere l’annoso problema della dispersione
logistica ed economica delle sedi universitarie.
L’esigenza di avere un polo regionale va insomma a
braccetto con l’esigenza che hanno le Università di
concentrare le proprie risorse, valorizzandole e
proiettandole in una dimensione di assoluta qualità:
un passo attraverso il quale tutta la società veneta
verrebbe a trarre beneficio.
Sul come compiere questo passo e concretizzare il progetto, ci permettiamo
di fare alcune osservazioni. L’ultima Finanziaria ha
portato alla riduzione del cuneo fiscale per imprese
e lavoratori, introducendo al tempo stesso il
credito di imposta per favorire l’innovazione.
Insomma la politica ha fatto la propria parte. Ora
però tocca anche alle imprese giocare un ruolo e,
come accade negli altri Paesi, in primis Stati Uniti
e Inghilterra, cominciare a investire nella ricerca
in maniera decisa. Per incentivare le imprese
bisogna però aprire il confronto su un nodo ancora
irrisolto: in Italia, infatti, mancano la cultura e
gli strumenti di valutazione della ricerca, cose che
altrove sono prassi ormai consolidata e sulla base
della quale si effettua l’erogazione dei fondi anche
da parte dei privati. Questo nodo va dunque
superato.
Altro aspetto problematico, l’idea del «piccolo è
bello». Una teoria, questa, che spesso si è rivelata
alibi ideale per permettere a ognuno di fare ciò che
voleva. Col risultato, ad esempio, che abbiamo
assistito negli ultimi anni al sorgere di un numero
sproporzionato di sedi universitarie e di nuovi
corsi spesso frequentati da numeri scarsissimi di
studenti. Il «piccolo è bello» ha sostanzialmente
portato alla dispersione dei fondi e, soprattutto,
all’impossibilità di fare massa critica.
Il Politecnico veneto avrà senso se davvero
rappresenterà una netta inversione di tendenza,
facendo da coagulo per la concentrazione sia delle
risorse sia dei cervelli, che avranno il compito di
dar vita a progetti innovativi di ricerca, capaci di
stare al passo con gli standard di qualità europei.
I cervelli appunto. Riuscire a trattenere nel
nostro Paese i migliori giovani talenti è un dovere
di cui la politica deve farsi carico, introducendo
quei sistemi di valutazione di cui sopra, e
garantendo risorse cospicue proprio nell’ambito del
reclutamento dei giovani ricercatori. Se il
meccanismo di carriera continuerà a basarsi sul
criterio dell’anzianità, è ovvio che molti giovani
rimarranno esclusi in partenza. Così come è
necessario dare alle nuove generazioni di studiosi
quelle garanzie di stabilità lavorativa che di certo
non riescono ad avere attraverso il sistema dei
contratti a termine. Infine, in questo doveroso
compito di ricognizione che riteniamo possa essere
utile per capire bene cosa dovrà essere il futuro
Politecnico veneto, non vanno dimenticati i Parchi
scientifico-tecnologici, così come la realtà del
distretto per le nanotecnologie. Esistono:
chiediamoci e appuriamo fino in fondo quanto
producono e quanto funzionano. Chiediamoci, in
generale, se tutto ciò che si spende in termini
economici nell’ambito della ricerca è davvero speso
bene. L’impressione è che ci siano delle zone
d’ombra, dove non mancano dispersioni delle risorse.
Scandagliare tutto questo terreno riteniamo sia il
primo e fondamentale compito della politica: solo in
questo modo vedremo la nascita di un Politecnico del
Veneto che sarà in grado di rispondere appieno alle
esigenze di efficienza ed eccellenza che il nostro
territorio da anni richiede con forza.
Alessandro Naccarato segretario regionale Ds
Diego Bottacin coordinatore regionale Margherita