NON FARE
L'ERRORE DI SOTTOVALUTARE
Mattino di
Padova 7 luglio 2007
Gli arresti di ieri confermano le preoccupazioni di
chi ritiene che siano ancora attive organizzazioni
terroristiche con finalità eversive.
Troppo spesso l’opinione pubblica e la politica si
sono affrettate a ritenere conclusa la stagione del
terrorismo, per poi repentinamente ricredersi di
fronte a fatti clamorosi.
Questo errore è stato commesso a metà degli
anni ’80.
Poi le cosiddette «nuove Br» hanno ucciso D’Antona,
Biagi e Petri, e le recenti indagini della Procura
di Milano hanno portato alla luce l’esistenza di
un’organizzazione terroristica ramificata tra
Milano, Padova e altre città italiane.
Oggi, pur senza creare allarmismi, e nella
consapevolezza che la situazione non è più quella
degli anni ’70, non dobbiamo ripetere quell’errore.
E’ necessario interrogarsi sulle ragioni della
permanenza di tentazioni eversive in parti
minoritarie della nostra società. E’ cresciuta
infatti una avversione alle regole e alla legalità,
che spesso si manifesta con le violenze negli stadi
e con i comportamenti ostili verso la Guardia di
finanza o la polizia municipale, impegnate a fare il
loro dovere.
Qui emerge la drammatica mancanza di senso dello
Stato del nostro Paese. C’è addirittura chi continua
a teorizzare l’illegalità diffusa come strumento per
cambiare la società, favorito spesso dalle
sottovalutazioni e dall’indifferenza dell’opinione
pubblica che ha dimenticato i danni provocati da
questi «cattivi maestri». In questo clima contro lo
Stato matura una cultura potenzialmente eversiva e
anti-istituzionale.
Un’altra ragione è l’esistenza di una vasta zona
grigia, mai venuta alla luce, di complicità e
supporto alle organizzazioni terroristiche degli
anni ’70. Basti pensare che, di fronte ai circa
ventimila fiancheggiatori del terrorismo stimati
dalle commissioni parlamentari d’inchiesta, meno di
quattromila persone sono state condannate per il
reato di costituzione di banda armata; di queste,
meno di duecento sono ancora sottoposte a misura
cautelare.
Sono numeri parziali, che tuttavia danno l’idea
della presenza ancora significativa di un’area che
ha svolto un ruolo nelle organizzazioni
terroristiche e che non è mai stata individuata; e
del fatto che molti terroristi condannati sono oggi
in libertà, e, come dimostrano le recenti indagini,
continuano ad essere punti di riferimento per le
attività eversive.
Esiste poi una ragione culturale presente solo nel
nostro Paese. La storia dell’eversione è stata
prevalentemente scritta dagli ex terroristi che,
grazie a un atteggiamento compiacente di una
pubblicistica generosa, hanno diffuso un’idea del
terrorismo avventurosa e romantica, costruendosi
l’immagine di combattenti disinteressati per ideali
nobili. Basti pensare al fatto che alcuni autori di
omicidi efferati vengono invitati negli studi
televisivi, nelle università e nelle scuole a
raccontare le loro esperienze, e vengono presentati
non come criminali condannati per gravi reati, ma
come operatori sociali impegnati nel volontariato.
Anche la recente polemica sulla nomina di Susanna
Ronconi a consulente del ministro Ferrero
costituisce un esempio chiaro di questa situazione.
Il messaggio che è stato trasmesso per troppo tempo
alle giovani generazioni, che non hanno vissuto le
tragedie e i lutti di quegli anni, è stato
devastante e ha oggettivamente contribuito a
costruire i legami tra i fiancheggiatori
dell’eversione degli anni ’70 e le nuove leve del
terrorismo. Per fortuna l’azione della magistratura
e delle forze dell’ordine ha fin qui contenuto i
fenomeni eversivi, dimostrando grande capacità
investigativa. Ma non basta.
E’ necessario un impegno forte e continuo delle
istituzioni e delle forze politiche per contrastare
questi fenomeni, e costruire una memoria condivisa
di condanna del terrorismo. Da questo punto di vista
l’azione dell’amministrazione comunale di Padova e
del sindaco Zanonato indica un esempio da seguire e
di come le istituzioni possono svolgere un ruolo
attivo.
Un altro passo importante è stato fatto dal
Parlamento italiano, che ha istituito, senza
distinzioni di parte, il giorno della memoria
dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi,
in coincidenza con la data del 9 maggio, nella
ricorrenza dell’uccisione di Aldo Moro.
Solo continuando su questa strada è possibile
estirpare le ragioni che costituiscono un terreno
favorevole alla rinascita di forme di eversione e
terrorismo.
Alessandro Naccarato deputato de l'Ulivo