Colpa degli amministratori «Liquidiamo subito
Attiva»
Il Mattino di Padova, 7 agosto 2009
I nuovi amministratori dell’ex Cosecon, ora Attiva,
hanno deciso di convocare i soci per valutare la
liquidazione della spa perché la società versa in
una situazione disastrosa. E’ una scelta coraggiosa,
resa inesorabile dalle condizioni fallimentari della
società, che conferma le denunce fatte per anni dai
Ds e dal Pd. Cosecon ha accumulato negli ultimi anni
debiti crescenti. Senza per contro svolgere una
funzione di interesse pubblico per il Conselvano e i
Comuni. I debiti sono passati dai 27 milioni di euro
del 2000 ai 132 milioni del 2008. Gli amministratori
e i soci infatti si sono via via inventati
operazioni insostenibili che hanno prodotto soltanto
debiti e fallimenti: investimenti in zone produttive
all’estero, l’ingresso nel settore rifiuti con
l’acquisto della Trasporti Ecologici e del Centro
Riciclo dalla famiglia Andolfo, la creazione di una
società per l’energia, la formazione, la
compravendita e la trasformazione urbanistica di
aree residenziali. La società è stata svuotata della
sua funzione originale ed è diventata il centro di
interessi speculativi per favorire alcuni soggetti
privati a scapito del pubblico. Il tutto è stato
possibile grazie alla creazione di un vasto sistema
di società partecipate con l’obiettivo di collocare
nei cda gli amministratori locali. Un consorzio di
Comuni nato per sviluppare e industrializzare un
territorio, è diventato una voragine che ha
dilapidato ingenti risorse pubbliche, ha accumulato
debiti che graveranno sui cittadini e gli enti
locali, e ha prodotto servizi di scarsa qualità a
costi elevati. Qualsiasi impresa privata, in una
situazione simile, avrebbe già portato i libri in
tribunale e sarebbe in liquidazione. Nessuna banca
avrebbe mai concesso i prestiti ingenti che, senza
alcuna garanzia, ha ottenuto Cosecon. In Veneto c’è
un solo caso paragonabile a questo: Eurobic di
Rovigo che, non a caso, ha visto i propri
amministratori condannati dalla magistratura e dalla
Corte dei Conti per la proprie responsabilità. I
responsabili politici dello scandalo Cosecon sono
noti: i sindaci e gli assessori di molti Comuni
soci, di tutti gli schieramenti, che per anni hanno
finto di non vedere e, in cambio di qualche
poltrona, hanno favorito il disastro; i revisori dei
conti che hanno certificato bilanci incredibili, in
alcuni casi falsi, e consentito, con pareri
ridicoli, operazioni fallimentari; gli
amministratori della Cosecon e delle società
partecipate che hanno indebitato la società per
favorire i disegni e gli interessi dei privati che
hanno guadagnato sulle spalle delle risorse
pubbliche; la Provincia di Padova che, anziché
controllare i settori di sua competenza dei rifiuti
e della programmazione urbanistica, ha permesso, in
quanto socio, che la situazione degenerasse; infine
i numerosi imprenditori, progettisti, direttori dei
lavori che si sono arricchiti a scapito
dell’interesse pubblico. Circa un anno fa la
società, già in stato comatoso, è stata
ricapitalizzata con 6,5 milioni di euro, con la
promessa di diventare, magari assieme alla ZIP di
Padova e Veneto Sviluppo, l’agenzia regionale per la
programmazione urbanistica, ed ha cambiato il nome
in Attiva. A parte il nome che, alla luce dei
risultati sembra una presa in giro (sarebbe stato
più appropriato “Passiva”), l’aumento di capitale è
stato bruciato in pochi mesi: il bilancio 2008 si è
chiuso con una perdita di 7.800.000 euro. Ciò
dimostra che la società non è più in grado di andare
avanti. La stessa vendita del settore gas si è
rivelata molto più complessa delle ottimistiche
previsioni dei dirigenti. Infatti gli errori e gli
imbrogli del passato sulle convenzioni con i Comuni
e sulle proprietà delle reti, e i favori concessi al
gruppo privato della famiglia Casellato rendono
incerta e inaffidabile la consistenza e il relativo
valore del ramo energia. Inoltre le promesse si sono
rivelate illusorie perché la massa di debiti
accumulati comporta interessi tali da non poter
svolgere alcuna attività. Anche i disegni di
eventuali fusioni o accorpamenti con altre società
risultano poco credibili perché nessun soggetto
serio e sano si prenderebbe mai in carico debiti e
problemi dell’ex Cosecon. In queste condizioni solo
la messa in liquidazione della società può evitare
ulteriori danni e può chiudere velocemente una
vicenda che dimostra i disastri che amministratori
incompetenti e senza scrupoli hanno causato ai
Comuni e al territorio.