Naccarato: «Il governo non deve
diventare l’alibi per scaricare tutte le colpe»
Mattino di Padova 9 giugno 2007
MILANO. Il primo incontro di autocoscienza del
centrosinistra per fare il Partito del Nord, avrebbe
dovuto tenersi a porte chiuse. Cosa dovevano dirsi
di così grave la cinquantina di convenuti dai
consigli regionali di Piemonte, Lombardia e Veneto,
che non si sapesse già dopo la batosta elettorale?
E’ bastato fare un po’ di pressione perché la
resistenza cadesse. Va detto che non veniva dai
veneti ma dai piemontesi e dai lombardi. Va detto
anche che i veneti hanno aperto e chiuso l’incontro,
portando a casa un documento che rispecchia molto
più le loro attese che l’andamento della
discussione, come il seguito dimostrerà. Ma è stato
approvato da tutti. Sostiene che il Partito
Democratico del Nord, catalano o federato che sia,
dovrà nascere con le caratteristiche di autonomia
che Massimo Cacciari va ripetendo da tempo a
Venezia: 1) mano libera sui candidati, le liste e le
alleanze; 2) gestione del finanziamento statale e
del tesseramento; 3) rappresentanza nazionale
proporzionata ai voti raccolti nella regione.
Guido Galperti (coordinatore della Margherita
lombarda): «Prima di aprire gli interventi, vi
informo che noi non siamo per il Partito del Nord.
Ci battiamo piuttosto per un Partito Democratico a
forte impronta regionale». Achille Variati
(capogruppo Pd nel Veneto): «Le nostre tre regioni
hanno molte somiglianze, sulla base delle quali
possiamo avviare politiche comuni che debbono
investire anche la costituente per il nuovo Pd». (E
dà lettura di un documento che sintetizziamo a
parte). Gianluca Susta (coordinatore Margherita
del Piemonte): «La questione settentrionale ci trova
tutti d’accordo, ma non dobbiamo legittimare un
partito di prime donne. Il movimento dei sindaci è
una stagione finita, il leaderismo dei Cacciari,
Bresso, Chiamparino, Illy, è indispensabile ma
insufficente e può risultare dannoso. Io faccio
fatica a immaginare uno stato federale, figuratevi
il nuovo Pd federale. Il 14 ottobre non dovremmo
eleggere i leader regionali e nemmeno votare per
liste. Una testa, un voto». Sergio Soave
(segretario Ds del Piemonte): «Il governo va
criticato duramente, senza sconti o reticenze. Il
lavoro dipendente è stato rapinato nei 5 anni
dell’euro del 35-40% del potere d’acquisto. In 150
anni di storia d’Italia non era mai accaduto, se non
nel dopoguerra. Ma dobbiamo anche cambiare
atteggimento nei confronti delle categorie
produttive, che avvertono il nostro pregiudizio
contrario». Stefano Lepri (consigliere regionale
piemontese): «Il 14 ottobre dovremo votare per liste
collegate a mozioni, per eleggere la costituente del
Pd nazionale. Ne consegue che non potremo votare
anche per i livelli regionali». Luca Gaffuri
(consigliere regionale lombardo, candidato sindaco
di Como): «A Como come in altre parti del nord,
l’Ulivo ha perso un terzo dei propri elettori. E’ un
momento drammatico, lo comprendiamo tutti. Io faccio
il commercialista e ho detto già un anno fa che
Visco andava mandato a casa. Non lo scopro adesso
dunque e non lo dico per la vicenda Speciale ma per
il pressapochismo con cui gestisce la politica
fiscale. Dico anche che sulla vicenda rifiuti, o
chiudiamo Report o mandiamo l’esercito in Campania:
non possiamo sentirci dire che in Italia c’è un
netturbino ogni 9.000 persone e in Campania uno ogni
600 per avere questi bei risultati. Alla prossima
trasmissione di Report io mi iscrivo alla Lega.
Quanto al Pd, non lo deve fare il governo...» (Frigato,
interrompendolo: «C’è tutto il governo dentro al
comitato dei 45!») «E allora chiediamo che cambi il
comitato. Il governo deve preoccuparsi di
governare». Alessandro Naccarato (deputato e
segretario Ds veneto): «Il governo non deve
diventare l’alibi per scaricare le colpe. Le liste
per esempio le abbiamo fatte noi stavolta e abbiamo
perso voti. La vera questione non sta in capo al
governo ma nella nostra difficoltà a rapportarci con
gli elettori». Giuseppe Benigni (capogruppo Ds
Lombardia): «Cerchiamo di non dimostrarci in stato
confusionale. Il governo avrà delle colpe ma anche
dei meriti. Per esempio ha risanato il bilancio
senza pesare sui ceti più deboli». (Soave lo
contesta: «Non è vero»). «Lo dicono gli industriali.
In ogni caso limitiamoci alle cose in cui siamo
d’accordo. Domenica ci sono i ballottaggi!».
Gabriele Frigato (deputato di Rovigo): «Se io
propongo un odg che impegni il governo a realizzare
la Tav, mi trovo contro non l’opposizione ma pezzi
della maggioranza. Questa difficoltà del
centrosinistra va riconosciuta, altrimenti ci
prendiamo in giro. Negli incontri con gli elettori
io registro un atteggiamento nuovo, che non è
ostilità. E’ disprezzo. Parlo per me, naturalmente,
non voglio offendere nessuno, ma se il Mose parte
dopo vent’anni non può arrivare un ministro e in 5
minuti annunciare un ricorso alla magistratura».
(Franco Frigo: «Il ministro è Pecoraro Scanio, che
non fa niente del genere sui rifiuti della
Campania»). «Dobbiamo aprire una fase nuova di
discussione tra di noi, qui non si tratta di
sistemare il giardino ma di arare il terreno, e
anche profondamente». Giuseppe Sarfatti
(consigliere regionale lombardo, indipendente): «Il
14 ottobre è una data che ci siamo dati noi,
cerchiamo di giocarcela bene. La prima cosa da fare
è darci delle regole precise. Noi dobbiamo eleggere
le costituenti regionali del Pd e tutte insieme
faranno la costituente nazionale, perché qui
vogliamo comandare noi. Questo gli elettori lo
capiscono...» (Dopo altri interventi, Achille
Variati legge il documento messo a punto assime ai
colleghi lombardi. L’assemblea approva e la riunione
si scoglie con l’impegno di ritrovarsi a Venezia).