Tutela sul lavoro
norme cancellate
Mattino di
Padova, 9 settembre 2008
Un tema che deve
tornare al centro dell’iniziativa politica è la
sicurezza nei luoghi di lavoro. Non è possibile
affrontare questo problema soltanto quando avvengono
le tragedie.
E, soprattutto, non è possibile tornare indietro
rispetto alla strada intrapresa dal governo Prodi.
La sicurezza, oltre ad essere un diritto del
lavoratore, è un investimento per l’impresa, perché
assicura migliori condizioni di lavoro, maggiore
qualità nella produzione e valorizza il capitale
umano. Per questo è necessario proseguire il
percorso avviato nella scorsa legislatura: aumentare
i controlli, inasprire le pene e le sanzioni,
investire nella formazione professionale.
Ora, il governo Berlusconi prova a riportarci
indietro. Infatti le scelte di politica economica
dei ministri Tremonti e Sacconi hanno iniziato a
smantellare le norme, tra cui il Testo unico
approvato nel luglio 2007, che aumentavano le tutele
dei lavoratori. Ed è sconcertante che queste scelte
siano state contrastate soltanto dall’opposizione
parlamentare, nel silenzio sostanziale delle
associazioni e delle organizzazioni sociali.
Attenzione perché in pochi mesi è stato
pesantemente intaccato l’insieme di conquiste
normative e salariali raggiunte con gli accordi tra
sindacati e governo del 23 luglio 2007. Porto alcuni
semplici casi. E’ stata abrogata la legge 188/07,
che impediva la prassi delle dimissioni in bianco. A
molti neo-assunti, in particolare alle giovani
donne, al momento della firma del contratto veniva
imposto di firmare una lettera che consentiva al
datore di lavoro il licenziamento senza
giustificazione. Venivano licenziate così, per non
applicare i diritti e le normative sulla maternità,
molte donne che decidevano di avere dei figli. Il
nuovo esecutivo ha ripristinato questa pratica che
il governo Prodi aveva vietato.
Sono stati cancellati tre strumenti importantissimi
per la trasparenza e i controlli sul lavoro nero e
il rispetto dei contratti: libro matricola, libero
presenze, libro paga. I tre documenti saranno
sostituiti dal libero unico del lavoro, con la
differenza che quest’ultimo non deve essere tenuto
obbligatoriamente in azienda. Così saranno più
difficili le verifiche e il contrasto del lavoro
irregolare, che è una delle principali cause degli
incidenti. Sono stati ridotti gli obblighi di
trasparenza contributiva e retributiva per le
aziende che vogliono aggiudicarsi un subappalto,
favorendo il ricorso a manodopera in nero. E’ stata
peggiorata la disciplina dei contratti a termine,
che prevedeva un limite massimo di tre anni e un
diritto di precedenza dei lavoratori precari per le
assunzioni a tempo indeterminato nella stessa
azienda. Adesso queste tutele possono essere
aggirate in qualsiasi momento, rendendo ancora più
precarie e insicure le condizioni di lavoro.
Inoltre, è stato esteso a tutti i settori il lavoro
a chiamata, che il precedente governo aveva limitato
al turismo e allo spettacolo.
Infine, è stata posticipata dal primo giugno 2008
al primo gennaio 2009 la scadenza per attuare la
delega sui requisiti pensionistici per i lavori
usuranti e l’allungamento dei tempi lascia
intravedere la volontà di restringere la platea dei
beneficiari.
Per comprendere meglio la questione, faccio un
esempio concreto. Per i lavoratori notturni il
governo Prodi aveva introdotto questa normativa: un
anno di lavoro in meno per un numero di notti annue
tra 64 e 71; due anni di sconto per un numero di
notti tra 72 e 77; tre anni di sconto per chi ha
lavorato più di 77 notti all’anno.
Ora il nuovo governo vuole fissare il tetto a 80
notti, riducendo da 9.000 a 5.000 le persone che
andrebbero prima in pensione, ed escludendo così i
lavoratori con il contratto dei tessili, dei chimici
e dei meccanici. Il punto è molto importante, perché
i turni notturni sono spesso associati agli
infortuni ed è necessario regolamentarli per
aumentare la sicurezza. Per questo negli altri Stati
europei i lavori più usuranti godono di un
trattamento particolare, e avvengono meno incidenti
rispetto all’Italia.
Tutte queste modifiche introdotte dal governo
Berlusconi considerano la sicurezza un costo da
ridurre, costituiscono una vera e propria
controriforma che peggiorerà la situazione e farà
aumentare il lavoro irregolare e gli incidenti, e
devono essere contrastate con una forte
mobilitazione popolare.
Alessandro Naccarato, Deputato Partito
Democratico