L’ASCENSORE
DELLA ROCCA
Iniziati i
lavori di scavo Pronto un ricorso al Tar
MATTINO DI PADOVA 09 OTTOBRE 2007
MONSELICE.
L’ascensore nella Rocca, per alcuni monselicensi, è
molto più di una grande opera: è lo sfregio di un
simbolo. Gli ambientalisti hanno cercato di farlo
capire venerdì pomeriggio anche agli esponenti del
centrosinistra. Alessandro Naccarato parlamentare Ds,
Gianni Gallo suo compagno di partito e Gianfranco
Bettin dei Verdi, hanno percorso tutta la salita,
fino al Mastio federiciano. Hanno faticato, hanno
sudato, hanno pure inciampato. Emozioni, stati
d’animo e situazioni che rischiano di scomparire.
Per questo i comitati ambientalisti hanno deciso di
fare ricorso al Tar: alcuni aspetti formali nei
progetti stilati in Regione accendono le speranze di
chi vuole a tutti i costi fermare i lavori.
Cava della Rocca. Entrambi gli ingressi sono
stati chiusi con grossi lucchetti, su cui
campeggiano i cartelli «Eurocostruzioni».
L’anfiteatro ora è solo un grande cantiere. Nella
parte rialzata destinata ad ospitare l’ingresso
dell’ascensore, sono state innalzate delle barriere
di terra per arginare la caduta dei massi.
La salita. Faticosa come sempre, ma bella da
gustare metro dopo metro. Alle domande incalzanti di
Francesco Miazzi, Gianni Sandon e Paolo De Marchi,
hanno risposto i tecnici della Regione, tra cui il
responsabile del procedimento Stefano Talato. Hanno
raccontato addirittura che un escavatore è salito
lungo la scalinata che sale accanto all’Esedra. Ma,
hanno sottolineato, non è stato rovinato alcunché.
Lo scavo. Ormai si vede. Un escavatore ha
cominciato a operare in corrispondenza dell’ultimo
tornante prima di arrivare al Mastio. Saranno circa
150 metri di sentiero quelli che separeranno
l’approdo dei turisti dall’antica fortezza.
Le reazioni. «Confermo tutti i dubbi esposti
nell’interrogazione che ho firmato», ha detto il
parlamentare Ds Alessandro Naccarato, intenzionato a
sostenere la battaglia ambientalista. «Anche alla
luce della visita fatta non si spiega perché si
realizza un’opera così costosa quando si poteva
pensare a struttura esterna - sottolinea Gianni
Gallo - La risalita esterna avrebbe consentito la
visuale del panorama circostante». Critico anche
Bettin dei Verdi: «E’ un intervento sicuramente
troppo invasivo».