Margherita-Ds, "voce" unica
in Consiglio regionale
In Veneto parte il cantiere del Partito Democratico: nel logo il richiamo all’Ulivo. Achille Variati indicato come nuovo capogruppo
Venezia
Con uno scatto da mezzofondisti, che tirano fuori il fiato residuo per vincere la gara, Margherita e Ds del Veneto hanno tagliato, per primi in Italia (un esempio: il Lombardia e Piemonte si è ancora in alto mare), il traguardo del gruppo unico in Consiglio regionale, con l'indicazione del responsabile comune. L'evento, va al di là della semplice formalità de cambio di nome dei due partiti; va oltre l'ipotetico snellimento burocratico con vantaggi anche di risparmio economico per il cittadino che sostiene le istituzioni. La novità è politica perché, l'avere deciso di fondersi in un unico soggetto politico (13 consiglieri, una buona massa critica) fa da apripista al progettato Partito Democratico di cui tanto si discute ancora a Roma, mentre in Veneto sta prendendo forma. Una lezioni per tutto il mondo della partitocrazia, una dimostrazione che quando c'é la volontà di sperimentare qualcosa di nuovo (soprattutto a vantaggio dell'elettore) e quando c'è convinzione, ciò è possibile se tutti sanno rinunciare a qualcosa di proprio.
Con questi presupposti, ieri, i vertici di Margherita e Ds (i due coordinatori Diego Bottacin e Alessandro Naccarato, i rispettivi componenti delle segreterie e soprattutto i consiglieri regionali) hanno compiuto il passo che alla vigilia sembrava compromesso da altri interessi di bassa bottega, dando vita all'Ulivo-per il Partito Democratico (è la denominazione più gettonata). Alla fine del vertice, tutti hanno designato il nuovo capogruppo e il vice: Achille Variati (Margherita), attuale vicepresidente del Consiglio regionale, e Giovanni Gallo (Ds) capogruppo della Quercia. Come è prassi, Variati si è riservato di decidere entro la settimana ma nel frattempo approfondirà le pratiche burocratiche previste dal regolamento dell'assemblea regionale.
«È prevalso l'ottimismo della ragione - commenta il margheritino - Bottacin - Abbiamo dato una risposta alla principale tara del Nordest: la frammentazione, i campanilismi». L'entusiasmo, però è temperato dalla preoccupazione dei passaggi successivi: «Ora dovremo riempire il nuovo soggetto di contenuti, aggregando le scelte, ad esempio, sulle infrastrutture, sul sistema formativo-universitario, sul superamento della frammentazione del sistema decisionale a tutti i livelli». Come fare? «Superando i personalismi, con la consapevolezza che tutti devono sacrificare qualcosa». Ma anche superare lo slancio innovativo che l'altra realtà speculare geograficamente, il Nord-Ovest, si è data rafforzando il legame Torino-Milano per organizzarsi in modo efficace».
Dello stesso tono il giudizio del diessino Naccarato: «Tutti parlano, tutti dicono di essere più bravi degli altri ma finora non hanno fatto nulla. Noi, invece...». Però il conclave di ieri ha rischiato di saltare. Qualche ben informato, racconta che ci sono state alcune resistenze da parte di chi avrebbe perso visibilità e rendite di posizione con il progetto di fusione. Ma sia Naccarato che Bottacin, hanno forzato la mano di fatto costringendo tutti i presenti a fare subito la scelta. «In fondo - argomenta il segretario Ds - sul punto di fondo, procedere verso il Partito Democratico, tutti siamo d'accordo... quindi, basta resistenze. Come è possibile non procedere con la prima tappa di un processo di cambiamento, dicendo apertamente che si è d'accordo con il cambiamento stesso? Sarebbe un controsenso, difficile da spiegare all'elettorato». E poi, sia detto chiaro e tondo, «avremmo perso un'occasione d'oro nei confronti di Roma, dove il via teorica tutti si spellano le mani per il Partito Democratico, ma in pratica nulla ancora si vede».
Ancora una volta, dal Nordest arriva nella capitale un messaggio chiaro: qui le cose si fanno, e dovrete fare i conti con chi ha idee e le persegue. In vista ci sono le elezioni amministrative, buon banco di prova per Margherita e Ds, meglio per l'Ulivo-per il Partito Democratico che ora dovrà uscire dalle sale del Palazzo e confrontarsi con le urne. Ancora una volta, in anticipo rispetto al resto del Paese.