I
quattro intoccabili
dalla legge
Mattino di
Padova 11 luglio 2008
La maggioranza di
destra sta approvando una legge sbagliata, il
cosiddetto «Lodo Alfano», che sospende i processi
per le quattro più alte cariche dello Stato:
Presidente della Repubblica, Presidente del
Consiglio, Presidente della Camera, Presidente del
Senato. Purtroppo il periodo estivo rischia di
favorire la generale distrazione con cui l’opinione
pubblica osserva gli avvenimenti politici ma è
necessario riflettere con attenzione sugli effetti
devastanti che la nuova norma introdurrà. Ci sono
due motivi che rendono particolarmente grave la
legge in discussione: contrasta con la Costituzione;
estende in modo irragionevole ed esagerato le
prerogative delle principali figure istituzionali,
garantendo loro una sorta di impunità del tutto
immotivata e senza eguali in nessun paese europeo.
La nostra Costituzione, all’articolo 3, stabilisce
l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla
legge e assicura, agli articoli 68, 90 e 96, ai
parlamentari, ai ministri e al Presidente della
Repubblica un sistema di immunità e di garanzie
durante l’esercizio delle loro funzioni. Queste
norme furono inserite nella Costituzione per evitare
conflitti tra poteri giudiziario, legislativo ed
esecutivo e per garantire rapporti equilibrati tra
le diverse funzioni pubbliche, non per collocare al
di sopra della legge chi ricopre incarichi
importanti. E infatti le immunità e le garanzie
valgono soltanto per il periodo durante il quale si
esercita la funzione. Oggi se un ministro ha
commesso un reato prima di ricoprire l’incarico
viene processato come tutti gli altri cittadini. La
legge proposta dalla destra invece estende le
immunità e le garanzie, attraverso una sospensione
dei processi penali, a tutti i reati, anche a quelli
commessi prima di assumere la carica pubblica. In
questo modo se la persona che ricopre una delle
quattro cariche oggetto del provvedimento ha
commesso un reato nel periodo precedente ottiene il
privilegio di avere la sospensione del processo:
diventa intoccabile, al di sopra della legge, degli
altri cittadini e della Costituzione. E’ esattamente
la situazione in cui ritrova, tanto per cambiare,
Silvio Berlusconi.
così quelli che urlavano contro i privilegi, contro
lo strapotere dei governanti oggi approvano una
legge che garantisce ad alcune figure una condizione
di assurda e mai vista prima impunità. In pratica,
dunque, la destra ha escogitato una legge per
impedire che il Presidente del Consiglio possa
essere sottoposto al giudizio di un tribunale per
fatti accaduti prima che diventasse Premier. Ma c’è
un ulteriore elemento che aggrava, se possibile, la
situazione. Nel 2003 la destra aveva già approvato
una legge molto simile a quella odierna, il
cosiddetto «lodo Schifani» e la Corte
Costituzionale, con la sentenza n. 24 del 2004,
annullò, per diversi aspetti di incostituzionalità,
quella norma. C’è quindi un precedente molto chiaro
che dovrebbe indurre la maggioranza a rinunciare
alla folle idea di rendere intoccabile il proprio
capo. Del resto, come nei precedenti 5 anni di
governo, la destra è ossessionata dai processi in
corso su Berlusconi e cerca con insistenza e
pervicacia di impedire le sentenze. Per ottenere
questo risultato la maggioranza è disposta a
tralasciare i reali problemi del Paese - la crisi
economica, l’inflazione, in crescita, le difficoltà
di molte famiglie, le infrastrutture inadeguate,
Alitalia - e a stravolgere il nostro ordinamento
costituzionale. Dalle elezioni ad oggi la destra si
è occupata soltanto di proteggere il suo leader
incontrastato. Prima ha stravolto il decreto sulla
sicurezza, introducendo la norma che blocca tutti i
processi per i reati commessi entro il 30 giugno
2002, paralizzando la giustizia e 100.000
procedimenti in corso; ora sospende tutti i processi
per le più importanti cariche dello Stato. E intanto
gli altri problemi possono aspettare; prima bisogna
sistemare le vicende di Berlusconi. Alla lunga
distanza la destra mostra il suo vero volto e impone
al Parlamento leggi pensate per fare gli interessi
di una persona e non per rispondere alle esigenze
del Paese.
Alessandro
Naccarato, Deputato PD