Mattino di Padova 12-1-2007
Caro direttore,
vorrei intervenire nel dibattito sul futuro della nostra
regione. E’ evidente il distacco tra istituzioni e cittadini ed
è urgente e necessario affrontare la questione della crisi delle
forme di rappresentanza politica. Il Veneto è stato per anni uno
dei luoghi dove questa crisi si è manifestata nei modi più
estremi. I partiti che hanno cavalcato questa crisi, Forza
Italia e la Lega Nord in particolare, non sono riusciti a dare
risposte convincenti e hanno accumulato una serie di insuccessi
e fallimenti. Dopo cinque anni di governo nazionale e undici di
governo regionale il centrodestra non ha risposto alle
aspettative che aveva intercettato. La tentazione di una parte
del mondo imprenditoriale di fare da solo «contro la politica»
non ha prodotto risultati e, anzi, ha aumentato la sfiducia e la
delusione. C’è il rischio concreto di spostare pezzi di
popolazione nell’antipolitica e in un imprecisato ribellismo
anti-istituzionale e fuori dalle regole. In passato l’economia
veniva considerata il soggetto in grado di risolvere qualsiasi
problema e di garantire ricchezza e sviluppo. Oggi non basta più
e si aprono gli spazi per promuovere risposte alle crisi di
rappresentanza, alle paure e alle inquietudini.
E’ qui che troviamo una delle ragioni per dare vita al Partito
Democratico. Bisogna cercare soluzioni alla debolezza della
politica e all’insufficienza degli attuali partiti. Per
arrestare la riduzione degli spazi di discussione e
partecipazione democratica è necessario costruire un nuovo
soggetto politico in grado di aggregare e avvicinare tutte le
persone interessate. Solo una nuova forza politica con un vasto
consenso popolare può essere in grado di promuovere le riforme
per riavvicinare i cittadini alle istituzioni.
Il punto di partenza è il governo del territorio. Servono
politiche di programmazione urbanistica per utilizzare meglio
gli spazi già costruiti, senza consumare ulteriori superfici;
occorre una legge regionale per recuperare con funzioni
residenziali e di servizio i numerosi capannoni vuoti che hanno
invaso porzioni importanti di territorio. L’alternativa è la
speculazione cui assistiamo spesso, che si basa sulla
trasformazione delle aree produttive in commerciali; e lo
sviluppo caotico e disordinato dei nostri centri urbani, dove
aumentano il traffico e l’inquinamento.
Inoltre servono interventi per il mondo delle imprese e del
lavoro. Non possiamo considerarci un Paese civile se le morti e
gli infortuni sul lavoro continueranno ad essere così numerosi.
Se vogliamo eccellere nella qualità dei prodotti occorre, oltre
alla ricerca, una maggiore formazione dei lavoratori che possa
garantire più produttività e più competenze. Anche per i
lavoratori stranieri, che già danno un enorme contributo alla
nostra economia e che meritano integrazione e tutele e non i
rigurgiti razzisti della Lega. Se vogliamo stimolare i consumi,
dobbiamo garantire pensioni e retribuzioni più dignitose e
combattere la precarietà prolungata che interessa ormai
centinaia di migliaia di ragazze e di ragazzi. Ancora, dobbiamo
rendere più efficiente la sanità: prima di progettare nuovi
ospedali, occorre seguire con forza la strada imboccata dal
governo per tornare alla riforma Bindi, che prevede
l’esclusività del rapporto di lavoro dei medici nelle strutture
private o pubbliche. Inoltre è necessaria una legge regionale
per modificare i criteri di nomina dei dirigenti della sanità,
compresi i primari, rendendo più selettivi i requisiti di
professionalità ed esperienza e reintroducendo procedure
concorsuali di evidenza pubblica.
Infine, si tratta di riorganizzare l’assetto delle nostre
istituzioni. Occorre favorire la fusione dei Comuni con meno di
3 mila abitanti, esclusi i Comuni di montagna, per i quali deve
essere prevista una specifica legislazione, per ridurre le spese
e reperire le risorse per rendere più efficaci i servizi di
quelle realtà; nel frattempo è urgente fermare la proliferazione
di società di servizi promosse e partecipate dagli enti locali
seguendo le indicazioni contenute nella legge finanziaria; da
ultimo limitare il ricorso alla trattativa privata per
l’affidamento di servizi e l’acquisto e la vendita di beni,
prevedendo procedure di gara ad evidenza pubblica.
Queste sono proposte semplici e concrete per rimettere in moto
la nostra regione e misurare la capacità di governo delle classi
dirigenti.
Alessandro Naccarato
segretario regionale Ds