Naccarato: «Favorevoli al
Gra
solo con appalti trasparenti»
Mattino di Padova 12-2-2007
Da deputato, si deve tenere costantemente ben informato. Da
segretario regionale, segue con grande attenzione ogni
“movimento” che riguarda la Quercia.
Alessandro Naccarato, 37 anni, a Montecitorio fa parte della
Commissione Giustizia e non ha rinunciato a seguire, da semplice
consigliere, i lavori dell’assemblea elettiva di palazzo Moroni.
Entra nel dibattito sul Grande Raccordo Anulare senza
tatticismi. Anzi, mette subito le mani avanti: «Sull’opera,
com’è noto, i Ds sono d’accordo. Abbiamo espresso voto
favorevole anche in Provincia. Ed è una scelta dettata dalla
necessità di chiudere l’anello delle tangenziali. La sostengo,
in base alla situazione della viabilità».
Qual è la principale motivazione che vi fa «sposare» il Gra?
«Il fatto che la tangenziale ovest corre praticamente in
città, tagliandola in due: Chiesanuova, Altichiero, Montà
restano tagliate fuori. E il traffico non “gira” intorno. Corso
Australia è stato ultimato in tempi recenti, ma già mostra i
limiti perché Selvazzano e Rubano si sono sviluppati in modo
“metropolitano” nel frattempo».
Altre ragioni?
«I fatti. A nord, la tangenziale è stata realizzata da
pochissimo. A est, resta il vecchio tracciato in attesa del
mega-viadotto di collegamento. Appunto, per chiudere finalmente
l’anello esterno delle tangenziali di Padova occorre intervenire
ad ovest. Dalla curva Boston alla direttissima per Abano e alla
tangenziale di Limena».
Tutto bene, dunque?
«Sulla necessità del Gra non abbiamo dubbi. Resta un punto
aperto, a nord, funzionale al Passante di Mestre».
Il Gra è il fiore all’occhiello della giunta Casarin, che si
sta impegnando al massimo...
«Mi pare che la Finanziaria del governo Prodi abbia
assicurato i necessari finanziamenti, all’interno dello
stanziamento di 160 milioni di euro per le infrastrutture del
Veneto».
Le Grandi Opere spesso e volentieri alimentano «maxi
perplessità» sulle procedure. Lei che ne dice?
«Opere del genere vanno realizzate con il sistema più
trasparente, che consente di avere costi più bassi. E’ la
vecchia gara d’appalto. L’Ente pubblico, da committente, redige
i progetti. Poi si procede alla gara. E vince il miglior
offerente».
Nel caso del Gra?
«Ho letto dal mattino che si profilerebbe una cordata di
“promotori” per il bando della Regione».
Si è formato un’opinione al riguardo?
«Credo che si debba aprire una riflessione seria sulla
riforma del codice degli appalti su cui il governo Prodi, non a
caso, conta di procedere. Non sfugge a nessuno come la normativa
attuale, varata nel 1994 dopo Tangentopoli, ha senza dubbio
migliorato alcuni aspetti e tuttavia lascia aperte falle sulla
trasparenza. Con conseguenti rischi di corruzione».
Una preoccupazione che, secondo lei, va estesa anche al
progetto del Gra?
«Se si forma un “cartello” di imprese che, di fatto,
elimina ogni concorrenza, poi c’è la possibilità che il progetto
subisca modifiche in fase realizzativa con la lievitazione dei
costi. E’ il metodo che a Padova è stato usato per il Sir 1.
Purtroppo, è lo stesso per alcuni ospedali che si stanno
costruendo in Veneto».
Perdoni, e i soliti nomi che si riaffacciano con il Gra?
«Se davvero fosse così come il mattino ha anticipato, devo
ammettere che è impressionante la coincidenza con le stesse
imprese coinvolte all’epoca di Tangentopoli».
Nell’elenco, però, non mancano le coop rosse...
«Potrei rispondere che sono imprese come le altre che
stanno sul mercato. Soprattutto a quelli che tradiscono una
visione dei rapporti fra sinistra e cooperative ancora ferma
agli anni del dopoguerra...».
Perché non è più così?
«Decisamente, no».
Argomenta meglio questa certezza?
«Volentieri. Non sarà un caso, se nel clamoroso Risiko
dell’estate 2005 Unipol aveva stretto alleanza con Popolare
Lodi, no? Consorte era l’uomo delle cooperative: stava fianco a
fianco di Fiorani, che si era fatto notare per essere amico di
Giustina Destro e Paolo Sinigaglia nella scalata all’Antonveneta».
Torniamo al Gra, qual è in sostanza la posizione della
Quercia?
«Siamo favorevoli all’opera. La sosteniamo sempre. Ma
insieme vogliamo la massima trasparenza. Come sempre. Il Gra è
necessario: non abbiamo dubbi. Altrettanto indispensabile è
realizzarlo nel solco dell’interesse pubblico».