perchè l'avvocato
covi sbaglia
a contestare la "tutela" a zanonato
Corriere Veneto 14 luglio 2007
Di fronte alle
novità preoccupanti che emergono dall’inchiesta
della procura di Milano sui terroristi delle
cosiddette nuove BR, Carlo Covi ha deciso di
polemizzare, attraverso due interventi pubblicati
sul Corriere Veneto, contro l’assegnazione di un
servizio di tutela al Sindaco Zanonato, che, a suo
parere, sarebbe insensata. Non condivido le opinioni
di Covi e penso sia inopportuno, soprattutto mentre
sono ancora in corso delle indagini, contestare le
decisioni della Prefettura e della Questura di
Padova, come se si trattasse di scelte di natura
politica o, peggio, motivate da una logica “in cui
le istituzioni si premiano e si assegnano la scorta
tra di loro”. Conosciamo tutti bene le capacità e le
professionalità del Prefetto e del Questore di
Padova e di tutte le istituzioni competenti
sull’ordine pubblico e penso sia sbagliato e
ingiusto accusarli di avere assunto decisioni
delicate senza ragioni.
Al contrario, mi pare evidente che la
scelta di proteggere il Sindaco Zanonato sia il
frutto di valutazioni attente e motivate delle
autorità competenti su una materia così delicata.
Non mi pare davvero opportuno che esponenti politici
o avvocati difensori, ruoli che nel caso di Covi
coincidono, si intromettano in queste scelte.
Quando si parla della incolumità delle persone, a prescindere dalla loro collocazione politica, sarebbe meglio avere un atteggiamento più prudente e rispettoso verso chi è esposto ai rischi e verso chi lavora per proteggerli.
Ho l’impressione che Carlo Covi abbia scatenato la polemica sulla scorta Zanonato soltanto per provare a tutelare le posizioni degli indagati di cui è avvocato difensore. Infatti, secondo la tesi del consigliere comunale e regionale dello SDI, la scorta è inutile perché i suoi assistiti sono innocui e non hanno commesso reati. Se questi sono gli argomenti che si vogliono utilizzare per la strategia difensiva mi pare che siano molto deboli, ma ognuno è libero di farsi difendere come e da chi vuole.
Inoltre trovo grave che un avvocato difensore si permetta di contestare le decisioni finalizzate a tutelare persone minacciate dagli indagati che difende. Sarebbe come se l’avvocato di Toto Riina, prima delle sentenze di condanna, avesse contestato la decisione di mettere sotto scorta i magistrati che conducevano alcune inchieste di mafia. Per fortuna nel nostro ordinamento non sono gli avvocati difensori a decidere chi deve essere sottoposto a misure di tutela e protezione.
Ho troppo rispetto per il lavoro dei magistrati e quindi non entro nel merito dell’inchiesta sul terrorismo, però mi sembra doveroso ricordare che ci troviamo di fronte al ritrovamento di armi e munizioni, di persone che si sono addestrate ad usarle e che hanno mantenuto contatti e rapporti con pregiudicati condannati per gravi reati eversivi. In attesa della conclusione dell’inchiesta e delle relative decisioni delle autorità competenti penso che ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere senza utilizzare altri ruoli per avere visibilità e alimentare polemiche inutili.
Alessandro Naccarato deputato de l'Ulivo