CONTRO IL RACKET
Mattino di Padova 15 maggio 2007
Nel dibattito che
imperversa sui giornali a proposito delle multe ai
clienti delle prostitute c’è, a mio avviso, una
buona dose di ipocrisia e molti fingono di non
vedere ciò che accade nelle nostre città. Molte
ragazze straniere, spesso minorenni e comunque
giovanissime, sono costrette dalla malavita
organizzata a prostituirsi, offrendo sesso agli
italiani. Questo comporta delle conseguenze
gravissime, che ricadono pesantemente sulle ragazze,
trattate come schiave da malviventi senza scrupoli,
e sui cittadini, costretti a vivere in quartieri
degradati, con un autentico mercato del sesso a
cielo aperto, sporcizia causata dai profilattici
usati, ingorghi e traffico, disturbo alle donne e
alle ragazze residenti che vengono importunate dai
clienti.
Di fronte a tutto questo, di fronte alle ragazzine
straniere trattate come oggetti dagli italiani e dal
racket della prostituzione, come si fa a parlare di
diritto a prostituirsi e di libertà di andare con le
prostitute? Proprio a Padova, che ha conosciuto da
vicino la battaglia della senatrice Lina Merlin per
la chiusura delle case chiuse e per difendere la
dignità femminile, molti hanno dimenticato il suo
insegnamento: la prostituzione non libera, ma
degrada la donna.
Mi domando quale esempio diamo alle ragazze moldave
che vengono nel nostro Paese per fare le badanti,
guadagnando poco, o alle ragazze africane che
lavorano, sottopagate, nelle nostre industrie
tessili. Dobbiamo batterci per garantire loro più
tutele e più diritti o indicargli una via più
semplice e veloce per diventare ricche? Guardiamo a
ciò che accade nel resto d’Europa. In Svezia - per
esempio - la prostituzione, dopo una prima ondata
liberalizzatrice, è stata vietata; in Gran Bretagna
si stanno inasprendo le norme per contrastare il
mercato del sesso. Non è che con la solita scusa che
il problema è complesso, che serve ben altro per
risolverlo, eccetera eccetera, in Italia continuiamo
a chiacchierare e non fare nulla?
L’ordinanza del sindaco Zanonato non pretende di
risolvere il problema alla radice, ma prova a
dissuadere un comportamento che danneggia le ragazze
sfruttate e l’intera società. Del resto, uno Stato
che non invochi astrattamente la libertà di fare
qualunque cosa ma che abbia a cuore il bene della
comunità non può che battersi contro ciò che
danneggia la salute e che lede i diritti
fondamentali delle persone. E’ il caso dell’abuso di
alcol, di droghe, che provocano danni innanzitutto a
chi ne è dipendente, in particolare le nuove
generazioni.
Don Attilio Mazzola ha osservato, sul mattino di
Padova, come sia necessario affiancare alle sanzioni
per i clienti un’azione più forte per liberare le
ragazze dal racket della prostituzione e per educare
i cittadini a non considerare la donna come un
oggetto.
Sono pienamente d’accordo con lui. Il ministro
Turco aveva già iniziato un percorso legislativo in
questa senso, garantendo protezione e aiuto alle
donne che denunciano il loro sfruttatore e decidono
di inserirsi nella nostra società. Questa è la
strada giusta, che va seguita fino in fondo. Una
Sinistra che non dimentichi i valori della
solidarietà e dell’uguaglianza, non può dimenticare
che la prostituzione coinvolge ragazze minorenni e
comunque poverissime, costrette a lavorare sulla
strada per sopravvivere e per pagare il debito
contratto con i loro sfruttatori. A loro dobbiamo
saper offrire un’altra possibilità, la speranza in
una vita dignitosa. Continuare a farle prostituire
non risolve nessun problema, è solo ipocrisia ed
egoismo.
Alessandro Naccarato deputato de l'Ulivo
segretario regionale DS