Alessandro Naccarato:
«Una politica regionale è già possibile»
Mattino di Padova 16 Aprile 2007
PADOVA. Nemmeno il tempo di spegnere le luci
sull’ultimo congresso - che ha visto la riconferma a
segretario veneto di Alessandro Naccarato - che i Ds
si rimettono al lavoro sul fronte del Partito
Democratico. Alle amministrative di maggio i primi
test importanti sull’apprezzamento del connubio con
la Margherita, con l’Ulivo in pista nei comuni con
più di 15.000 abitanti e liste civiche «con uguale
impostazione» in quelli più piccoli. L’ordine del
giorno approvato sabato pressoché all’unanimità (8
astenuti) ha già stabilito il ruolino di marcia:
dopo l’estate - forse il 14 ottobre - tocca alle
primarie, con il manifesto del nuovo partito. E
ancora il referendum sulla riforma elettorale, i
rapporti con le piccole e medie imprese, la
sicurezza sul lavoro e gli investimenti per la
conoscenza. «Per chi guarda con serietà ai processi
politici la nascita Partito Democratio appare
l’unica strada percorribile - sostiene Naccarato -
diversamente non ci sarebbero prospettive: la
sinistra è ancorata ad una visione che si ispira a
valori del dopoguerra in cui le generazioni di oggi
non si riconoscono». Nessuna paura di annacquare la
propria identità rischiando una fuga a sinistra
dello zoccolo duro. «I risultati delle politiche ci
dicono il contrario - prosegue il segretario - alla
Camera, dove ci siamo presentati come Ulivo, abbiamo
avuto più voti che in Senato. L’elettorato giovane
ha già dato prova di gradire il soggetto unico più
di quanto non abbia fatto con Rifondazione,
Comunisti e Verdi. I ragazzi normali vogliono
concretezza, vogliono qualcuno che dia loro risposte
sulla vita di tutti i giorni dalle prospettive di
lavoro agli investimenti sulla famiglia. A
prescindere dalle coppie di fatto». La politica del
dialogo ha già dato i primi frutti: 451 congressi di
sezione e 9400 votanti, segno che la partecipazione
c’è. «Ora dobbiamo contestualizzarci - prosegue
Naccarato - la fuga dei comuni dal Veneto è il
chiaro esempio che servono risposte dal territorio.
Dopo 13 anni di governo Galan gioca ancora a
scaricare le colpe sugli altri, mentre i piccoli
partiti fanno ideologia. Eppure la Costituzione ci
dà la possibilità di fare una politica regionale.
Amato ha fatto una battuta integgligente: è una
questione di ticket, ha detto. Del resto, rischiamo
di essere l’unica Regione che li paga».