Mattino di Padova 17-11-2006
Un dossier Cisl sulle imprese padovane:
l’illegalità è in ulteriore crescita
Evasi 8,66 milioni di euro
Lavoro
nero: su 1.210 imprese solo 297 in regola
Ma guarda un po’ questi
industriali, tuonano contro la Finanziaria che spreme le imprese
e poi si fanno beccare in flagrante. Sì perché il 75% delle
aziende padovane si arricchisce col lavoro nero: è un mare
magnum dell’evasione contributiva quello smascherato dalla Cisl
ttraverso i dati forniti dalla Direzione Provinciale del Lavoro.
Le cifre indicano, nel primo semestre del 2006, un’evasione
contributiva pari a 7 milioni e 690.411 euro e un ritardo nel
pagamento dei contributi dovuti pari a 709.012 euro, per un
totale di contributi «fantasma» pari a 8.669.423 euro. Valori da
sballo per una provincia che conta 94 mila imprese iscritte alla
Camera di Commercio. Per questo il segretario generale della
Cisl, Giovanni Faverin, rivolge un monito inequivocabile al
mondo delle associazioni imprenditoriali padovane: «In piazza
bisogna scendere non per tutelare chi non rispetta le regole, ma
per sconfiggere, una volta per tutte, l’evasione contributiva e
il lavoro nero». In effetti, i numeri forniti dalla Direzione
Provinciale del Lavoro nella riunione della Commissione per
l’emersione del lavoro nero (Cles) non lasciano dubbi: nelle
imprese attive nel Padovano, soprattutto nel settore
dell’artigianato e nelle imprese fino a 9 addetti, la
percentuale di lavoratori stranieri irregolari si attesta sul
20% degli extracomunitari occupati. Sono dati che risalgono al
2005, ma anche nel periodo gennaio-giugno di quest’anno
l’andazzo è più o meno identico. Anzi, a volerla dire tutta,
risulta addirittura peggiorato: sul totale di 1.210 aziende
ispezionate dagli ispettori, ben 913 risultano irregolari contro
le 297 regolari. Il lavoro nero è perciò nel Dna del 75,45%
delle imprese perlustrate, che a livello di ammontare
finanziario di evasione contributiva (certificata dall’attività
ispettiva) si traduce in oltre 8 milioni e 363 mila euro in
appena sei mesi, contro gli 8 milioni e 669.423 euro dell’intero
2005. Scandaloso, si dirà. Ma non basta. Nel periodo dal 14 al
29 ottobre scorso i dati forniti sono ancora più preoccupanti:
su 51 aziende ispezionate, 24 risultano irregolari; i lavoratori
in nero venuti alla luce sono il 35% degli occupati totali,
mentre 16 occupati su 35 sono extracomunitari e 15 di questi
viaggiano anche senza permesso di soggiorno. Tutte irregolarità
che, oltre a causare sanzioni amministrative pari a 112.145
euro, comportano anche un’evasione contributiva pari a 37.329
euro. E questo in soli 15 giorni di perlustrazioni degli organi
ispettivi in tutto il territorio. Nella mappa dell’Italia che
non paga c’è dunque anche Padova. Ogni 100 euro dichiarati, 46
sono sommersi. Secondo il leader cislino di Padova, Faverin,
questi numeri non possono non far riflettere: «La situazione
vale non tanto in valore assoluto, ma in termini percentuali,
dato che l’attività ispettiva non ha coinvolto tutte le imprese
padovane ma solo una piccola parte di esse. Porsi, pertanto, il
problema del lavoro nero e irregolare e dell’evasione
contributiva anche in un’area di piena occupazione come è la
nostra, non ci sembra fuori luogo. E’ una battaglia di equità e,
perché no, anche di corretto funzionamento del mercato: non
dimentichiamo infatti che la regolarità nell’impiego dei
lavoratori, comprensiva del rispetto delle regole contrattuali,
degli oneri fiscali e contributivi garantisce una concorrenza
leale tra le stesse imprese». Fino al messaggio diretto alle
categorie economiche: «Penso che le associazioni
imprenditoriali», chiude il dirigente sindacale «dovrebbero
essere le prime a scendere in piazza per questa battaglia,
piuttosto che rischiare di farsi paladine di chi non rispetta le
regole contrattuali e pratica sistematicamente l’evasione
contributiva e fiscale».