«Partito
democratico, servono scelte audaci»
Gazzettino di Padova 17-12-2006
Se ne è accorto subito Dario Franceschini, capogruppo dell’Ulivo alla Camera dei deputati giunto a battezzare, alla fine di una lunga giornata a Verona, quello che potrebbe essere l’atto di nascita del Partito Democratico in regione. Si gira, legge il cartello alle spalle: "Avete già scritto anche "Veneto". Dimostrazione di come questa regione continui ad essere laboratorio, con capacità di traino". C’è il Partito Democratico qui a Verona, ma è anche Veneto.
All’hotel Tryp ieri vertici della Margherita e dei Ds chiamano a raccolta quasi 400 persone per un seminario che è come un’incubatrice di storie e passioni. Per plasmare un partito che (ancora) non c’è occorre forse essere densi, complessi, almeno all’inizio. Così il seminario fa luce sì sul primo gennaio, giorno nel quale ci sarà il gruppo unico del Partito Democratico Veneto in consiglio regionale; ma scrive un menù di idee e posizioni molto lungo. E forse non poteva essere diversamente visto che ieri si sono presentate le figure più tradizionali ma anche gli spiriti più inquieti e si sono sposate le letture dure e taglienti di qualche imprenditore con le analisi programmatiche di gente di governo.
Alla fine la filigrana appare tutta. La dice Cacciari, la recupera Giaretta, la spiegano in tanti dei Ds e Margherita che, magari involontariamente, traggono ispirazione anche dalla sorprendente lezione mignon che il professor Gilberto Muraro fa. Spiegando la nascita della costituzione modernista nella Roma del 1849, ricordando l’attuale conflitto islam-cristianità sui riflessi di quello storico tra democrazia-cattolici, narrando della necessità della separazione tra patti sociali e coscienze individuali, modellando il ruolo di una scuola pubblica per l’equilibrio della multietnicità. E invocando, alla fine, una nuova legge elettorale.
Attorno a questi traccianti si sono posizionati tutti. Dal furore riflessivo di Massimo Cacciari, alle proposte istituzionali di Achille Variati, alle analisi di Marina Salamon: "Un’amica imprenditrice di Treviso - dice - mi scrive: Fassino è venuto, ci ha convinto con la fase due. Quasi quasi voto Ulivo. Ma il giorno dopo Prodi dice che la fase due non esiste. Allora? Come la mettiamo con la confusione informativa quotidiana del governo"?
Ci pensa Treu a spiegare che spesso i giornali raccolgono voci e che il dialogo dei partiti poi porta ad altre uscite. Ma nemmeno Massimo Carraro, l’imprenditore ex leader del centro sinistra alle ultime elezioni regionali, perde l’occasione per la critica: "Le imprese venete funzionano. Stiamo assistendo ad una realtà che cambia perchè le aziende si mettono in rete e i distretti diventano globali. Noi siamo quelli dell’economia reale, siamo quelli della flessibilità, quelli della solidarietà come condizione per lo sviluppo. Ma in questa regione mancano servizi alle aziende. La delocalizzazione si sta facendo a Milano, non solo in Romania. Qui la politica deve investire, nei servizi c’è valore aggiunto. E c’è l’idea che i Veneti abbiano un’ossessione del fisco. Ma le Pmi pagano il 49 \% al fisco contro il 38 dei grandi gruppi!". Come dire: siamo gente pacata ma non cercate di raccontarci storie. "Ce la faremo ancora - aggiunge Carraro - anche se invito Cacciari a sparare in altre direzioni qualche volta e non nel mucchio degli amici".
E’ il clima giusto. Anche per discussioni dure. Anche per le conclusioni di Franceschini che ieri si è affannato girando mezza Italia e che inquadra il futuro (Partito Democratico compreso) nella cornice della Finanziaria. "Chiuderemo alla Camera e dopo spiegheremo alla gente che la Finanziaria porterà benefici e vantaggi. Il percorso è stato segnato dal cambiamento di molti testi. Normale. E poi noi del centro sinistra siamo abituati a mettere tutto in piazza....ma lo abbiamo fatto per il bene del Paese. Ricordo che dentro la Finanziaria ci sono molti interventi riformatori. Sono il cardine dello sviluppo che vedremo già nei prossimi sei mesi. Evidente anche che questa Finanziaria abbia trovato difficoltà nel Paese: ma le riforme vere si fanno tra i fischi. Gli applausi arrivano dopo".
E sul "dopo" arriva anche il Partito Democratico . Come Cacciari, Franceschini spiega che proprio il PD è la garanzia di un governo che possa durare, "sarà il sistema che risolve i problemi di sigle e frammentazioni. Faremo il Partito Democratico - dice - e anche la Casa delle Libertà ci dovrà seguire". Per questo partito , che rappresenta un italiano su tre, non si parli di federazione, perchè - spiega - i nostri elettori ci chiedono scelte coraggiose".
Franceschini conclude ricordando le difficoltà di un percorso avviato un anno fa e che vedrà in primavera i congressi di Ds e Margherita, pronti alla trasformazione: "Ci sono differenze, so. Ma perchè qualcuno che oggi sta alla sinistra dei Ds non potrà domani stare alla sinistra del PD? Lo stesso vale per la sinistra della Magherita. Servono - dice - prodezze e abilità. E più dialogo tra laici e cattolici, per dare risposte di certezza. Un partito così grande però non avrà mai la preoccupazione di scendere o salire dello 0,2 per cento. Non dimentichiamoci che questo 0,2 per cento è stato il problema della politica in Italia".