Lo scudo fiscale, una beffa
che incoraggia gli evasori
Il
Mattino di Padova, 18 luglio 2009
Il decreto sullo
«scudo fiscale» serve ad agevolare il rientro dei
capitali illegalmente investiti all’estero. Così il
governo conferma, ancora una volta, di non voler
combattere l’evasione fiscale e, addirittura, di
volerla premiare. Dopo aver cancellato la
tracciabilità dei pagamenti, introdotta dal governo
Prodi per limitarli e renderli trasparenti, ora la
destra favorisce il rientro di capitali depositati
all’estero con una ridicola imposta del 5%. E’
l’ennesimo condono che, per fare cassa, favorisce
pochi ricchi a danno di tutti i cittadini onesti.
Infatti, il provvedimento premia chi ha esportato
all’estero soldi derivanti da evasione fiscale o da
operazioni illegali.
In un periodo di acceso dibattito sulle ragioni
fondanti delle forze politiche, anziché avventurarsi
nella ricerca di partiti più o meno leggeri e più o
meno identitari, sarebbe meglio concentrarsi sulle
questioni fondamentali che separano destra e
sinistra: le tasse sono una di queste.
L’obiettivo fondamentale dei governi del
centrosinistra è sempre stato quello di far pagare
le tasse a tutti i cittadini, seguendo il principio
costituzionale della progressività delle imposte,
per abbassare la pressione fiscale e favorire la
giustizia sociale. La lotta all’evasione fiscale è
stata sempre utilizzata per garantire un’adeguata
ridistribuzione della ricchezza. Con la destra,
invece, si torna alla vera e propria legge della
giungla: i lavoratori autonomi e i professionisti
sono liberi di evadere, anzi vengono perdonati se lo
fanno, mentre i lavoratori dipendenti e i
pensionati, cioè le fasce più deboli, pagano i
servizi per tutti, alla faccia dell’equità.
In passato le scelte della destra hanno già
prodotto risultati disastrosi, aumentando la
disuguaglianza sociale e dirottando risorse nelle
tasche dei più ricchi, invece di investirle nello
sviluppo, nella ricerca e nell’innovazione. Basti
pensare, ad esempio, alla famosa legge Tremonti-bis
che ha premiato con forti incentivi fiscali chi ha
costruito capannoni. Ora proprio quei capannoni,
spuntati come cattedrali nel deserto, sono vuoti e
inutilizzati. Oppure alla defiscalizzazione degli
straordinari, che è stata decisa mentre le aziende
mettevano in cassa integrazione i dipendenti. Due
belle prove di spreco di risorse in maniera
improduttiva.
Infine lo scudo fiscale contiene un’ultima beffa:
la destinazione delle risorse che entreranno.
Infatti, mentre in tutto il mondo analoghi
provvedimenti servono a diminuire le tasse ai ceti
più deboli, Tremonti prevede di incassare dallo
scudo fiscale circa 5 miliardi di euro con cui
ripianare i debiti della scandalosa operazione
Alitalia (circa 3 miliardi di euro) e compensare le
minori entrate dovute alla ripresa dell’evasione
fiscale. Lo scudo fiscale è la ciliegina sulla torta
delle scelte disastrose del governo Berlusconi. La
destra agevola, perdona e premia l’illegalità e sta
causando gravi danni all’economia: il debito
pubblico ha ricominciato a crescere, la spesa
pubblica è fuori controllo, il sistema bancario è in
difficoltà e non concede quasi più credito alle
imprese che, anche per questo motivo, chiudono o
licenziano molti dipendenti. Per uscire dalla crisi
non servono condoni e scorciatoie. Si può uscire
dalla crisi solo contrastando efficacemente l’elusione
e l’evasione fiscale che oggi sono stimate attorno
ai 230 miliardi di euro. Basterebbe portare in
superficie solo un quarto di questa enorme somma per
avere risorse sufficienti a contrastare seriamente
la crisi economica. Bisogna imitare i grandi Paesi
europei e recuperare risorse dal contrasto
all’evasione fiscale per poter sostenere lo sviluppo
e i consumi delle fasce sociali più deboli. Solo
così si può ridurre la pressione fiscale a vantaggio
di tutti i cittadini e rimettere in moto l’economia
italiana.