I
DIRIGENTI DEL NUOVO PD COSTRUIAMO IN FRETTA IL PARTITO DEMOCRATICO di Alessandro Naccarato
Il Gazzettino 18 ottobre 2007
I risultati delle elezioni per le assemblee costituenti del Partito Democratico devono essere analizzati con attenzione perché contengono importanti elementi di riflessione. Al di là dell’enorme consenso raccolto da Veltroni a livello nazionale, due dati meritano di essere compresi meglio: la partecipazione superiore alle aspettative, il buon dato di Rosy Bindi nella nostra regione. Il PD in Veneto parte da più di 170.000 persone che hanno votato ieri, pagando in media più di un euro a testa, facendo registrare i propri dati anagrafici e, spesso, sottoponendosi a code di oltre mezz’ora. Questo dato dimostra una disponibilità enorme verso la partecipazione politica, e una volontà precisa di reagire in modo positivo e costruttivo all’antipolitica e al qualunquismo dilagante anche nel centrosinistra. Nessuno tra gli autorevoli opinionisti che occupano gli spazi delle televisioni e dei giornali avevano neppure lontanamente immaginato il successo di ieri. Molti si erano dilungati sulle polemiche tra le liste, e sul fatto che il nuovo partito sarebbe nato morto e sepolto dalle nomenclature. Quanti ci hanno spiegato che non avrebbe votato quasi nessuno perché era già tutto deciso? Ancora una volta invece, quando i partiti offrono strumenti adeguati, i cittadini sorprendono tutti, e viene alla luce la parte migliore del Paese, quella che i mass media si ostinano a non far vedere, perché non fa notizia, quella fatta da centinaia di migliaia di persone normali che vogliono dire la loro e decidere. Non è la competizione tra liste o tra persone ad aumentare la partecipazione e i consensi. Quando abbiamo deciso di avere un unico candidato alla segreteria regionale, Paolo Giaretta, i soliti esperti politologi sostennero che l’assenza di più candidature avrebbe ingessato il confronto e nessuno sarebbe venuto a votare. E’ successo il contrario. Anche la pluralità di liste a sostegno di Veltroni non ha aumentato i suoi consensi. Anzi se confrontiamo i dati tra collegi dove era presente una sola lista per il Sindaco di Roma e collegi con più liste, scopriamo che, quasi dappertutto, Veltroni raccoglie più voti dove è sostenuto da una sola lista. Infatti i nostri elettori non ci chiedono di competere e di dividerci tra noi, ma di essere unti per essere più forti nella vero scontro, quello con il centro destra. Il consenso significativo raccolto da Rosy Bindi dimostra che in Veneto una parte importante del mondo cattolico entra nel Partito nuovo, portando valori ed esperienze fondamentali per entrare in sintonia con la cultura democratica e cristiana. Questo elemento inoltre costituisce un punto di forza per dialogare con altre forze politiche di ispirazione cattolica, anche con quelle che per ora si sono schierate con il centrodestra. Adesso inizia la fase più entusiasmante: la costruzione vera e propria del partito nuovo e la preparazione delle prossime elezioni regionali. Forti del successo di ieri e della forte legittimazione popolare del nuovo segretario regionale dobbiamo definire da subito il programma. Anziché rincorrere la destra nelle polemiche quotidiane, il Pd in Veneto deve elaborare risposte credibili sui temi decisivi per lo sviluppo futuro: penso in particolare ai temi della formazione e dell’immigrazione. Negli anni scorsi, mentre l’Europa ha reso più selettivi i sistemi di valutazione scolastica e universitaria, da noi si è fatto il contrario. Adesso dobbiamo voltare pagina e il PD deve diventare il partito che vuole aumentare i saperi e le conoscenze, investendo nella scuola e nella ricerca, e valorizzando il merito. Per fare questo serve una scuola con più risorse e in cui si studi di più e meglio, a partire da una maggiore severità disciplinare per gli studenti e dal riordino del sistema dei debiti. Nelle politiche dell’immigrazione serve maggiore rigore per ingressi ed espulsioni. Solo così è possibile accogliere in maniera dignitosa e civile chi entra nel nostro Paese per lavorare, contrastare il razzismo e lo sfruttamento del lavoro illegale e costruire i cittadini italiani del futuro sulla base di regole certe e condivise. Su questi temi è possibile costruire alleanze più larghe di quelle attuali, e parlare anche agli elettori delusi del centrodestra. Infine è utile una riflessione sul rinnovamento della politica e sui comportamenti dei gruppi dirigenti. Una delle persone che è stata determinante per arrivare al partito democratico è il segretario nazionale dei DS Piero Fassino. Ha messo in discussione, dopo la sconfitta del 2001, il ruolo e la funzione dei DS e li ha resi protagonisti, insieme ad altri, della costruzione del partito democratico. Raggiunto lo scopo si è messo da parte, senza polemiche, con lo stile inconfondibile di chi antepone l’interesse generale a quello personale. In un Paese in cui non si dimette mai nessuno da una carica pubblica, in cui quando un politico dice di mettersi a disposizione intende in realtà ricoprire un ruolo più importante e meglio remunerato di quello precedente, in cui al termine di un incarico pubblico nessuno torna a lavorare, il caso di Fassino rappresenta una rarissima eccezione. Penso che il suo comportamento dovrà essere d’esempio per i gruppi dirigenti del partito democratico.
Alessandro Naccarato, ex segretario regionale DS |