Legge Finanziaria
inadeguata
Il Mattino di
Padova, 18 dicembre 2009
Approvata, con il
ricorso alla questione di fiducia per la
ventisettesima volta in 18 mesi di Governo, una
legge finanziaria per il 2010 assolutamente
inadeguata ad affrontare la crisi economica. La
manovra di Tremonti, in estrema sintesi, si basa su
due fonti di entrata provvisorie - lo scudo fiscale
e il trasferimento di circa 3 miliardi di euro del
trattamento di fine rapporto dei lavoratori - e su
centinaia di micro interventi di spesa dettati
dall’emergenza di tappare le falle aperte con i
tagli dello scorso anno sulla sicurezza, la scuola e
l’università e da spinte clientelari.
Mentre ai Comuni vengono tagliati, oltre ai
trasferimenti ordinari, 350 milioni per la mancata
restituzione dell’ICI del 2008, causando difficoltà
enormi al sistema di servizi offerto dagli enti
locali, il Comune di Roma riceve 1,2 miliardi di
euro in due anni; mentre non vengono finanziate
alcune infrastrutture strategiche, come il
completamento dell’alta velocità ferroviaria o i
sistemi di trasporto urbano su rotaie, si stanziano
470 milioni per il ponte sullo stretto di Messina,
che appare sempre più un’opera inutile visto che
mancano gli adeguati collegamenti stradali sulla
terraferma; mentre le piccole e medie imprese non
riescono più ad ottenere dalle banche prestiti a
tassi agevolati per sostenere la produzione, viene
istituita la «Banca del Sud» che ripropone una
logica vecchia e improduttiva di finanziamenti a
pioggia per l’Italia meridionale, ripercorrendo la
fallimentare attività della vecchia Banca del
Mezzogiorno. Inoltre mancano interventi per
difendere l’occupazione e sostenere il potere
d’acquisto dei redditi bassi e delle pensioni. Per
ora la crisi è stata contrastata con il ricorso agli
ammortizzatori sociali, la fantomatica cassa
integrazione che, fino a qualche anno fa, veniva
presentata dagli esponenti della destra come un
ferro vecchio da abolire. Ma la cassa integrazione
non ha una durata illimitata e serve a prendere
tempo per mettere in campo iniziative di rilancio
dello sviluppo industriale. Di questo tipo di
interventi per combattere concretamente la crisi
economica non c’è alcuna traccia nella legge
Finanziaria.
Ci sono solo misure una tantum come lo scudo
fiscale. Il Governo in pratica basa gran parte del
bilancio del 2010 su chi decide di riportare
capitali illeciti in Italia pagando una tassa
ridicola del 5% garantendogli anche l’anonimato. E i
proventi dello scudo fiscale dove vanno a finire?
Non a far uscire l’Italia dalla crisi economica. Il
Pd aveva proposto di destinare i proventi dello
scudo fiscale a investimenti urgenti in tre settori:
istruzione e ricerca, infrastrutture pubbliche;
ristrutturazioni edilizie basate sul risparmio
energetico. E’ l’ennesimo esempio di come la destra,
nonostante le roboanti promesse di investimenti
infrastrutturali per combattere la crisi e di un
fantomatico taglio delle tasse, in realtà viva alla
giornata, senza alcuna strategia credibile, cercando
disperatamente di tamponare i buchi creati con
scelte irresponsabili come il salvataggio di
Alitalia.