La magistratura
imbavagliata
Il Mattino di Padova,
21 febbraio 2009
Con la legge
sulle intercettazioni telefoniche, il governo
imbavaglia le indagini della magistratura e delle
forze dell’ordine, colpendo gravemente la sicurezza
dei cittadini. E’ l’ennesima dimostrazione delle
chiacchiere demagogiche del Pdl e della Lega sul
tema della sicurezza. La destra, infatti, in nome di
una falsa volontà di tutela della privacy, vuole
indebolire uno strumento essenziale di indagine come
le intercettazioni telefoniche. Queste potranno
essere utilizzate soltanto per reati legati alla
criminalità organizzata e al terrorismo. Per altri
gravissimi reati, invece, le intercettazioni
dovranno essere autorizzate solo in presenza di
«gravi indizi di colpevolezza».
Crimini come gli omicidi, le rapine, le truffe, i
reati ambientali e sanitari, le frodi bancarie, lo
sfruttamento dei minori e la violenza sessuale non
potranno più essere combattuti utilizzando questo
strumento investigativo. Se un reato sarà commesso
da ignoti, le intercettazioni potranno essere
utilizzate solo se a richiederlo è la vittima e solo
sull’utenza della vittima.
Ma quanti sono, per esempio, i violentatori
sconosciuti che dopo aver commesso il reato
telefonano alla propria vittima? Senza contare che
l’attività d’indagine, doverosa e affidata agli
organi dello Stato, viene così delegata alla volontà
soggettiva della persona offesa. Il fatto, poi, di
autorizzare le intercettazioni solo in presenza «di
gravi indizi di colpevolezza» presuppone che venga
individuato a priori un colpevole, a prescindere
dall’esito di un regolare processo. Ma allora che
senso avrebbe avviare un’intercettazione quando si
conosce già il colpevole?
Inoltre, il governo ha previsto la possibilità di
utilizzare le intercettazioni telefoniche per un
tempo limitato di massimo sessanta giorni. E’ una
scelta insensata: il tempo è troppo poco per
individuare i responsabili di gravi reati. Come se
non bastasse, la legge sulle intercettazioni della
destra indebolisce fortemente l’azione degli enti
locali nel contrasto alla criminalità e al degrado
urbano. Infatti, equiparando le riprese visive e
audiovisive alle intercettazioni telefoniche, tutto
ciò che sarà videoripreso senza l’autorizzazione
preventiva del Tribunale collegiale sarà
inutilizzabile al fine processuale.
Le telecamere che oggi molti Comuni utilizzano per
la videosorveglianza di siti di interesse pubblico e
per garantire la sicurezza di vaste aree cittadine
saranno quindi del tutto inutili. Le amministrazioni
locali potranno disporre le telecamere solo in
presenza dei «gravi indizi di colpevolezza». Ciò
vuol dire che, per installare una telecamera in un
parco dove è noto che si incontrano spacciatori e
consumatori di sostanze stupefacenti, bisognerà
prima individuare e identificare chi spaccia e poi
installare la telecamera.
Con questa legge la destra non garantisce la
sicurezza dei cittadini, anzi rende inefficace
l’azione investigativa e di repressione di reati
gravi. Il Partito democratico si impegnerà con
determinazione in Parlamento e nel Paese per
garantire la sicurezza di tutti con i fatti e non
con la propaganda, e per assicurare maggiori risorse
e mezzi efficaci di indagine alla magistratura e
alle forze dell’ordine.