ALITALIA, BASTA
CHIACCHIERE!
Mattino di Padova
23 marzo 2008
La vicenda di Alitalia e della sua vendita ad Air France-Klm ha suscitato un comprensibile interesse e una fin troppo prevedibile polemica tra le forze politiche. Una polemica che a tratti è sembrata alimentata più dal clima di campagna elettorale che dalla volontà di individuare le soluzioni più vantaggiose per l’Italia e per la sua storica compagnia. Ricapitoliamo velocemente quanto è accaduto negli ultimi quindici anni: Alitalia ha riportato bilanci pesantemente negativi, ha perso competitività rispetto alle altre compagnie europee, non ha saputo mettere in campo un piano industriale capace di fronteggiare il fenomeno delle compagnie low cost. Nonostante questo, ha mantenuto un livello di spesa altissimo: basti pensare al trattamento economico riservato ai piloti e al personale di volo, il più alto in Europa. Per non parlare della mancanza di controllo sull’operato dei manager dell’azienda: pur essendo i primi responsabili dei fallimenti commerciali della compagnia, hanno potuto continuare a ricoprire i loro incarichi, peraltro retribuiti con cifre vertiginose. Tutto questo ha portato Alitalia in una situazione di collasso finanziario, tanto grave da metterne in discussione l’esistenza stessa. Finalmente, dopo anni di chiacchiere e di annunci cui non sono mai seguite decisioni definitive, il tanto criticato ministro Padoa-Schioppa ha messo al centro di questa discussione il tema del risanamento di Alitalia e del suo rilancio industriale. E per farlo, ha scelto l’unica strada possibile in una vera economia liberale: si è rivolto al mercato per verificare l’esistenza di proposte d’acquisto della compagnia. Ad oggi, l’unica proposta è quella di Air France-Klm: può piacere o no, ma è l’unica. Ed è, inoltre, l’unica via di uscita per consentire ad Alitalia di essere risanata e di continuare a esistere. Per essere perseguita, questa soluzione deve fare i conti (nel vero senso della parola) con i dati di bilancio e con le condizioni di mercato del settore del trasporto aereo: anzitutto, con la drammatica questione degli esuberi di personale e la ridefinizione del ruolo di Malpensa. A questo proposito, stupisce non poco che il Pdl stia concentrando tutta questa attenzione sul destino dello scalo milanese. Sarebbe più utile iniziare a ragionare concretamente sull’assetto infrastrutturale complessivo del Paese, a partire dalla presa d’atto che nell’asse che va dalla Liguria al Friuli, esistono già molti scali aerei (Genova, Torino, Milano, Bergamo, Verona, Bologna, Venezia, Ronchi dei Legionari) e che è più conveniente realizzare senza ulteriori ritardi sistemi di trasporto che colleghino le città del Nord con questi scali in modo certo e rapido. L’esempio di Padova è emblematico: per noi, l’aeroporto più comodo è Venezia, ma manca ancora un sistema di collegamento efficiente e veloce per raggiungerlo. Allo stesso modo, pur apprezzando l’impegno dei sindacati nella difesa dei posti di lavoro, credo che se tale impegno fosse emerso anche in occasione dei primi segnali di dissesto della compagnia, attraverso la rivendicazione di scelte aziendali diverse da quelle che hanno portato alla situazione di oggi, forse il contributo dei sindacati sarebbe stato più prezioso. Evitando di guardare troppo al passato, oggi la priorità dev’essere quella di fare un ragionamento serio sulla ricollocazione dei dipendenti Alitalia in esubero, sapendo che queste decisioni non potranno non tener conto del punto di vista di chi oggi sta provando ad acquisire la compagnia stessa e che gli esuberi sono stati una delle cause del dissesto finanziario di Alitalia. Una cosa è certa: la vicenda Alitalia deve insegnare a non ripetere in futuro gli stessi errori: per questo, è sconcertante che mentre si discute in mezzo a mille difficoltà sul futuro del trasporto aereo italiano, a Venezia il presidente dell’aeroporto Enrico Marchi abbia di recente deciso di autoassegnarsi un premio di 2,25 milioni di euro. E’ un esempio, questo, di come non dovrebbero funzionare le cose quando si hanno responsabilità dirigenziali di società a capitale anche pubblico e si vuole davvero contribuire allo sviluppo economico e infrastrutturale del nostro territorio.
Alessandro Naccarato deputato Partito democratico