Alleanza anti-Galan basata sui programmi
Il
Mattino di Padova, 23 settembre 2009
L’ipotesi di
un’alleanza tra il Partito democratico e Galan alle
prossime elezioni regionali è assurda e funzionale
al successo del centrodestra. Questa idea ha
prodotto finora due risultati: indebolire
ulteriormente il Pd, favorire l’accordo tra Pdl e
Lega. Il Pd deve smetterla di perdere tempo in
simili sciocchezze. Infatti, si tratta di
chiacchiere inutili, che lasciano trasparire la
subalternità culturale e la vocazione minoritaria
presenti in parti del nostro gruppo dirigente e che
fanno riaffiorare vecchie tentazioni consociative.
La proposta si scontra con il senso comune degli
elettori di centrosinistra e con la realtà. Il
Partito democratico, infatti, è alternativo al
Popolo della libertà e alla Lega Nord, come
dimostrano le differenti scelte e iniziative
politiche e amministrative fra la giunta regionale e
le amministrazioni provinciali e comunali governate
dal centrosinistra in Veneto. Inoltre, pesa il
giudizio negativo sull’operato di Giancarlo Galan.
In quindici anni di governo regionale del
centrodestra non sono state affrontate né risolte le
questioni fondamentali.
Porto alcuni esempi. Il nuovo Statuto regionale è
fermo, mentre molti Comuni situati nelle zone di
confine chiedono di passare con altre Regioni.
Sanità e assistenza, in passato punti di assoluta
eccellenza, sono state trascurate, diventando spesso
oggetti di clientele e spartizioni - basti pensare
alle progettazioni e realizzazioni dei nuovi
ospedali - e ora iniziano ad avere grandi difficoltà
economiche e stentano a mantenere i precedenti
livelli di qualità. Non è stata assunta alcuna
iniziativa per accorpare i comuni piccoli e gli enti
sovracomunali, per semplificare e ridurre i costi
delle amministrazioni pubbliche. Manca una strategia
per rinforzare le società di servizi di pubblica
utilità che sono esposte alla concorrenza delle
grandi aggregazioni realizzate in Lombardia ed
Emilia-Romagna.
L’apertura del Passante ha offuscato l’inerzia e i
ritardi della Regione sulle infrastrutture per la
viabilità. Anche in questo caso gli enti locali sono
stati lasciati soli e ora sono costretti a vendere
le partecipazioni nelle società autostradali per
poter costruire strade e opere pubbliche. Veneto
Sviluppo, la finanziaria regionale che potrebbe
sostenere le piccole e medie imprese nell’attuale
crisi, è paralizzata dalle divisioni politiche della
maggioranza ed è sotto la stretta osservazione della
Banca d’Italia. Il rapporto con le Province e i
Comuni è stato improntato al più ottuso centralismo:
le risorse vengono distribuite in base
all’appartenenza politica.
Il Pd deve ripartire da qui, da proposte chiare per
governare la Regione. Bisogna investire di più nella
formazione e nella ricerca, per promuovere lo
sviluppo tecnologico delle imprese e offrire
maggiori e migliori opportunità alle giovani
generazioni. Solo così è possibile formare i
cittadini del futuro, puntando all’integrazione dei
figli degli immigrati, affermando il valore dei
diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione, e
costruire una società aperta in grado di misurarsi
con le sfide di domani. Bisogna approvare
rapidamente uno Statuto che assegni competenze e
risorse ai Comuni, il vero centro di un governo
federalista del territorio. Bisogna accorpare e
riorganizzare gli enti sovracomunali - bacini,
consorzi, società - per risparmiare e snellire le
procedure. Bisogna destinare le risorse provenienti
dai pedaggi autostradali a investimenti per le
principali infrastrutture per il trasporto su
rotaia.
Su questi temi si gioca l’identità la credibilità
del Pd, in Veneto, come alternativa alla destra. E’
necessario su questa base ricostruire un’alleanza
seria fra tutte le forze del centrosinistra come
cinque anni fa, e come abbiamo appena fatto in quasi
tutti i Comuni e le Province alle recenti
amministrative. Non a caso, nel 2005, il risultato
ottenuto dal candidato presidente Massimo Carraro,
il 42,4% dei consensi, è stato il più alto mai
registrato dal centrosinistra nella nostra Regione.
Con proposte chiare e concrete è possibile non solo
tenere insieme un rinnovato centrosinistra, ma anche
allargare la coalizione all’Udc, che è
all’opposizione insieme al Pd a livello nazionale e
in molti enti locali, e a quegli elettori che, dopo
quindici anni, sono profondamente scontenti
dell’immobilismo e del malgoverno di Giancarlo Galan
e della sua maggioranza.