TRA ILLECITI
E CARROZZONI
Mattino di
Padova, 25 luglio 2008
Le inchieste in
corso sulla Cosecon Spa impongono riflessioni
attente alle istituzioni e alla politica.
I fatti finora emersi dimostrano che in alcune
areedel nostro territorio si sono radicati e diffusi
comportamenti e pratiche illegali.
Questa situazione è la conseguenza delle decisioni
di alcuni amministratori locali della Bassa padovana
e della Provincia, che hanno costituito una fitta
rete di società partecipate per delegare ai privati
il governo del territorio e la gestione dei servizi
pubblici. In questo modo sono sorti numerosi
consigli d’amministrazione, con i relativi gettoni
ed emolumenti, formati da persone incompetenti e in
conflitto d’interessi. Infatti in moltissimi casi le
società sono state amministrate da sindaci,
assessori, ex sindaci, ex assessori dei Comuni soci,
in modo da far coincidere, in assoluta e palese
violazione della legge, il ruolo di controllori e
controllati. Così si sono create le condizioni per
svendere ad operatori privati parti di territorio e
la gestione dei rifiuti e dell’energia. I risultati
sono drammatici: servizi di scarsa qualità a costi
elevati, società a partecipazione pubblica piene di
debiti che gravano sui Comuni soci, privati che
hanno comprato a prezzi stracciati aree strategiche.
Questa situazione si è determinata anche per
precise responsabilità della Provincia. La
Provincia, che è ente di programmazione e controllo
sui rifiuti e l’urbanistica, è socia di Cosecon e ne
ha condiviso ogni scelta. Non si è mai accorto di
nulla il presidente Casarin? Non ha letto i bilanci
e notato gli enormi debiti di Cosecon? Non ha visto
i regali fatti ai privati attraverso le
compravendite della Trasporti Ecologici e delle
società del gas?
Oltre a queste responsabilità politiche stanno
emergendo ulteriori elementi da approfondire:
l’utilizzo di tecniche tipiche della criminalità
organizzata; la presenza di ingenti investimenti di
origine sconosciuta. Risulta evidente, infatti, il
clima di omertà e connivenza che ha consentito ad
alcune persone di violare sistematicamente le leggi
e risultano altrettanto evidenti l’assenza di
controlli e la complicità di pubblici ufficiali e di
enti preposti alle verifiche. Non bisogna
dimenticare che uno dei magistrati inquirenti e
alcune imprese della zona hanno ricevuto dei
proiettili come inequivocabile intimidazione.
Inoltre in molti Comuni i documenti che riguardano
Cosecon vengono secretati e viene negato o
ostacolato l’accesso agli atti da parte dei
consiglieri comunali di minoranza.
Nei settori rifiuti, gas e costruzioni si sono
affermate imprese comparse dal nulla sostenendo
ingenti investimenti e utilizzando manodopera,
spesso straniera, in condizioni irregolari. La
conferma si trova osservando come sono gestiti
alcuni cantieri e come sono strutturate alcune
cooperative operanti nel settore rifiuti. Questo
ambito è tra i più delicati ed esposti alle
infiltrazioni criminali. Basta pensare al fatto che
molti rifiuti tossici vengono nascosti nelle opere
pubbliche e nell’edilizia. La vicenda della C&C di
Pernumia è un esempio chiarissimo di riciclaggio
illecito di materiale nocivo che si svolgeva nel
nostro territorio.
Anche la gestione dei fondi europei deve
preoccupare, perché le esperienze di altre regioni
insegnano che in questo settore possono manifestarsi
fenomeni illeciti. E’ successo con i fondi per i
corsi di formazione, per l’ascensore sulla Rocca di
Monselice, ora per gli insedianti produttivi.
Si è diffuso un sistema organizzato così: l’ente
pubblico ottiene il finanziamento e affida il lavoro
all’ultimo momento in modo da mettere fretta alla
ditta che ha vinto l’appalto. Le ragioni di urgenza
giustificano, per l’ente pubblico, qualsiasi
procedura pur di non perdere il finanziamento. A
quel punto i controlli non si fanno, o si fanno
finti, e l’impresa spesso è costretta a cedere il
lavoro in subappalto per rispettare i tempi. Il
margine di guadagno della complessa operazione
deriva dal fatto che una parte dei lavori o dei
corsi di formazione non vengono eseguiti, ma vengono
finanziati sulla base di false certificazioni.
Attenzione perché con questo meccanismo le opere
pubbliche perdono le ragioni di pubblica utilità,
diventano funzionali alle imprese che, senza vincere
le gare e realizzando meno del previsto, si fanno
pagare.
Di fronte a tutto ciò la politica e le istituzioni
devono riflettere e devono reagire. Le società che
hanno commesso illeciti e che sono diventate inutili
carrozzoni pieni di debiti, come Cosecon, devono
essere sciolte e messe in liquidazione. Gli enti
pubblici devono tornare a svolgere le loro funzioni.
La Provincia deve programmare e controllare, non
gestire direttamente i servizi; deve coordinare
l’attività dei Comuni e non consigliare o imporre
piani, progetti, progettisti. Solo così è possibile
rilanciare lo sviluppo del territorio. E ricostruire
il rispetto delle leggi.
Alessandro
Naccarato, Deputato del Partito Democratico