Nessun accordo elettorale tra Pd e Pdl
nelle prossime consultazioni regionali
Il
Mattino di Padova, 27 agosto 2009
Nelle scorse
settimane alcuni dirigenti del Pd hanno proposto per
le prossime elezioni regionali un’alleanza con
Giancarlo Galan. La proposta ha scatenato un
dibattito su chi deve decidere le alleanze in
Veneto: Roma o il territorio? Penso che la decisione
sarà assunta in Veneto e che l’appoggio del Pd a
Galan non sarà nemmeno preso in considerazione per
due fondamentali ragioni: il nostro programma è
alternativo a quello della destra; il Pdl vuole
allearsi con la Lega e non con il Pd.
Credo inoltre che la decisione dovrà essere
preceduta da un dibattito approfondito sul programma
che il Pd proporrà ai cittadini. Non è possibile
infatti discutere di alleanze senza prima avere
avanzato delle proposte su cosa si vuole fare in
Regione. Il resto sono chiacchiere in libertà,
frutto delle subalternità culturali verso la destra
e di rigurgiti consociativi che ogni tanto
riaffiorano.
Stupisce che, almeno finora, nessuno abbia provato
a misurarsi con il programma per le regionali. Penso
che il congresso del Pd debba diventare un momento
per colmare questa lacuna e che soltanto così si
possa costruire un’alleanza alternativa alla destra
e a Galan. Provo a indicare quattro temi prioritari
da cui partire per il programma.
1. Formazione e giovani. I Paesi più ricchi puntano
ad uscire dalla crisi economica investendo sulla
conoscenza: più risorse alla scuola e alla ricerca,
innalzamento dell’obbligo scolastico, formazione
permanente, sistemi di valutazione basati sul
merito. Molte competenze su questi temi sono delle
Regioni ma in Veneto si è fatto poco. La formazione
professionale deve essere riorganizzata destinando
maggiori risorse ai settori strategici: turismo - e
quindi le lingue straniere, altro che il dialetto! -
manifatturiero, informatica. La Regione spreca ogni
anno risorse proprie e dell’Unione Europea per corsi
inutili, spesso autogestiti da associazioni di
categoria o da cooperative «amiche» di qualche
assessore, con risultati modesti. Serve una
programmazione regionale, in accordo con le
istituzioni scolastiche e le imprese, per svolgere
interventi mirati e soggetti a valutazioni selettive
e rigorose. La Regione deve promuovere, insieme alle
principali università, la realizzazione di un grande
polo scientifico - il Politecnico veneto - per
sostenere la ricerca. Le risorse possono essere
recuperate chiudendo molte delle piccole sedi
universitarie aperte negli ultimi anni.
2. Sanità. Bisogna riprendere la proposta di legge,
presentata dai consiglieri del Pd all’inizio della
legislatura, che prevede due riforme: un maggior
coinvolgimento dei Comuni nelle politiche sanitarie
e dell’assistenza; la scelta dei dirigenti deve
avvenire con procedure concorsuali trasparenti
basate sul merito.
3. Sicurezza. In questi anni la Regione non ha
fatto nulla, si è limitata a criticare le
amministrazioni di centrosinistra e a fare proclami
al vento. Altre Regioni hanno fatto molto e bisogna
prendere esempio da loro. In particolare l’Emilia-Romagna
si è dotata di una legge regionale, la numero 24 del
2007, che ha prodotto tre effetti: creare un
coordinamento regionale sulle politiche della
sicurezza; assegnare risorse certe ai Comuni;
istituire - molto prima e con funzioni diverse delle
«ronde» leghiste - i volontari della sicurezza.
Queste persone agiscono agli ordini della polizia
locale dopo avere seguito corsi di formazione
organizzati dalla Regione e lavorano per controllare
il territorio e prevenire le situazioni di disagio
in collaborazione con le istituzioni e le forze
dell’ordine. Al posto delle chiacchiere di Galan e
soci, sarebbe sufficiente copiare dagli emiliani.
4. Statuto. Da anni la destra boicotta
l’approvazione dello Statuto, che è diventato un
miraggio. Lo Statuto deve risolvere due problemi
fondamentali: assegnare maggiori competenze ai
Comuni, promuovendo la fusione di quelli con meno di
3.000 abitanti; risolvere la secessione strisciante
dei Comuni che confinano con le Regioni a statuto
speciale, assicurando forme di autonomia e risorse
speciali alla Provincia di Belluno e maggiori
finanziamenti alle zone di confine.
Questi punti, insieme a molti altri che qui non
elenco per necessità di sintesi, dimostrano che Pd e
Pdl in Veneto sono alternativi. Chi continua a
inseguire accordi con Galan lo aiuta: oggi a vincere
la trattativa con la Lega, e domani le elezioni
regionali. Il Pd Veneto, a meno che al prossimo
congresso qualcuno non decida di trasformarci in una
corrente del Pdl, potrà vincere le elezioni
regionali soltanto se si impegnerà a costruire
programmi e alleanze in modo autonomo, radicandosi
nel territorio e preoccupandosi di parlare con i
cittadini.