COSI' CAMBIA LA
GIUSTIZIa
Mattino di
Padova 29 luglio 2007
L’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario è un risultato importante del governo Prodi, perché chiude la stagione delle aggressioni della destra contro la magistratura e ristabilisce le garanzie costituzionali. Non entrerà così in vigore la pessima legge voluta dall’ex ministro Castelli, che avrebbe intaccato l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati, e vengono introdotte novità positive per rafforzare la legalità e l’efficienza del sistema giudiziario. Le novità più importanti, in sintesi, sono le seguenti. Per l’accesso alla magistratura si introduce un concorso di II grado che valorizza il possesso di specifiche esperienze professionali. Le procedure concorsuali vengono riorganizzate per renderle più celeri e garantirne la conclusione entro un anno. Si prevede una programmazione annuale dei concorsi per assicurare una ragionevole distribuzione per fasce di età dei magistrati. Viene rivisto l’oggetto delle prove d’esame e si conferma l’esigenza della dimostrazione da parte dei candidati della conoscenza di una lingua straniera. Non c’è più la incomprensibile e discrezionale verifica di idoneità psico-attitudinale. Viene riaffermato il principio della unicità della magistratura, nel concorso, nel tirocinio e nel ruolo di anzianità, e si ribadisce il significato dell’articolo 107 della Costituzione, che stabilisce la distinzione dei magistrati solo in base alla funzione. La carriera non è più automatica. Il sistema di valutazione professionale prevede verifiche ogni 4 anni per i primi 28 anni di servizio, si basa su 4 principi: capacità, laboriosità, diligenza, impegno e non può avere per oggetto l’attività di interpretazione delle norme di diritto, né quella di valutazione del fatto e delle prove. La riforma appena varata ferma l’entrata in vigore della legge Castelli, consente di ristabilire un clima di collaborazione e dialogo tra i diversi poteri dello Stato e migliora l’efficienza della giustizia. Negli anni scorsi la destra ha creato un clima pesante di attacco sistematico alla magistratura nel tentativo di sottoporla al controllo del potere politico e di limitarne le funzioni. I danni provocati sono arrivati in profondità e spesso si sono diffusi in tutti gli schieramenti politici, come dimostrano le recenti polemiche contro i giudici di Milano che indagano sulle scalate bancarie dell’estate 2005. Bisogna respingere, anche a costo di andare controcorrente, qualsiasi tentativo di strumentalizzare e indebolire per finalità politiche l’attività dei magistrati. Inoltre credo che sia indispensabile ricordare che la nostra democrazia si fonda su una Costituzione che individua nella magistratura un potere autonomo e indipendente dello Stato per tutelare la libertà e i diritti dei cittadini. Del resto la storia dell’Italia repubblicana dimostra che una magistratura autonoma e indipendente, e non soggetta al controllo della politica e del potere esecutivo, è in grado di assicurare la legalità. Basti pensare al ruolo svolto dai magistrati nella lotta contro la criminalità organizzata, contro il terrorismo e l’eversione, contro la corruzione e contro i tentativi illegali di controllare banche e mezzi di informazione. E purtroppo molti magistrati sono stati offesi, aggrediti, minacciati e uccisi proprio per impedire loro di svolgere queste azioni di contrasto e di tutela della legalità. Infatti chi ha voluto violare le leggi e stravolgere il nostro sistema democratico ha sempre intrapreso azioni tese a limitare le possibilità di azione dei giudici fino al punto di eliminarli fisicamente. La legge Castelli è stato, finora, il tentativo parlamentare più pericoloso per scardinare il ruolo che la Costituzione assegna al potere giudiziario con l’obbiettivo dichiarato di diminuirne l’autonomia. La nuova legge approvata dal Parlamento consente di voltare pagina e di avviare una stagione di confronto per migliorare la giustizia, rendendola più veloce e più efficiente, senza stravolgere la Costituzione e mettendo i magistrati in condizione di svolgere in piena autonomia il loro ruolo.
Alessandro Naccarato Deputato dell’Ulivo