Mattino 30
maggio 2007
VENEZIA. Mentre a Roma si cerca una mediazione, lessicale più che all’insegna dell’esegesi, tra spallata o spintarella, il centrosinistra veneto accende i fuochi sotto una batosta elettorale che, per i suoi esponenti, ha un’unica matrice: politica. E politico deve essere l’intervento per correggere il tiro di un governo che ha disatteso le aspettative del Nordest. «A partire da Dpef e Finanziaria 2008 - commenta Cesare De Piccoli, sottosegretario diessino ai Trasporti - il governo deve dare delle risposte a quelle che sono le priorità dei cittadini del Nordest o, più in generale, del Nord. Tasse, sviluppo e pensioni costituiscono la lista delle priorità. Gli effetti di un centrosinistra che litiga su aspetti valoriali ed etici, per quanto importanti, produce gli effetti che da lunedì sera sono sotto gli occhi di tutti. Il campanello dall’allarme delle amministrative è più che mai salutare. Ora il governo non ha alibi». «L’agenda del governo deve essere dettata dall’essere in sintonia con la gente del Nord - continua De Piccoli -. Il centrodestra ha saputo cogliere queste esigenze e le ha fatte proprie. Noi non possiamo inventarci un’agenda diversa: è nelle soluzioni a queste priorità che dobbiamo differenziarci». Alessandro Naccarato , segretario regionale dei Ds, sviluppa un elenco preciso: «Il governo stenta a dare risposte su questioni come la sicurezza, il lavoro autonomo, le pensioni e il pubblico impiego. Temi cari al Nord, che ha nutrito forti aspettative sulla possibilità che il governo riuscisse a fare proprie queste esigenze. Non bisogna dimenticare, però, che rispetto alla tornata del 2002 c’è una differenza sostanziale. In quell’occasione il maggiore consenso maturò sulla base di una divisione fratricida nel centrodestra». «Non si può governare contro una parte così importante del Paese» rincara la dose il senatore della Margherita Paolo Giaretta . Per il verde Gianfranco Bettin «tutto quello che si poteva fare per ottenere questo disastro elettorale in tutto il Nord e in particolare nel Nordest, il centrosinistra nazionale e il governo di Roma lo hanno fatto. È meglio che il centrosinistra veneto, e del Nord in genere ne prenda atto e avvii un rapporto nuovo con gli elettori e con le comunità dei propri territori». Diego Bottacin , segretario regionale della Margherita, dice che con il risultato delle amministrative «il Nord ha voluto dire al centrosinistra: “tu non ci vedi”. La responsabilità è solo nostra e nasce dall’incapacità di essere univoci. Passi importanti, il governo, ne ha fatti. Liberalizzazioni, pacchetto casa, federalismo fiscale. I problemi li vedo più nelle dinamiche della maggioranza che nel governo». Fin qui quanto al passato. Come non bastasse, però, c’è anche un futuro, o meglio un presente, che il Nordest del centrosinistra pone ai suoi vertici nazionali. Si chiama Partito democratico e rappresenta un terreno dove la scollatura con le istanze del Nordest rischia di amplificarsi. «Ora come non mai - riflette Achille Variati , capogruppo Ds-Margherita in Consiglio regionale - l’Ulivo del Nord deve confrontarsi. Il governo è più attento alle tesi meridionaliste, ma parlare ai ceti produttivi e la necessità di un federalismo fiscale, al Nord, non è calata. Pur capendo il travaglio di Prodi, non possiamo più stare fermi. Non possiamo creare un partito innovativo pensato da soggetti che sono responsabili del fallimento della politica di questi anni». Il riferimento è al comitato dei 45 incaricato di seguire la gestazione del Pd dove, aggiunge Variati, «la voce riformista del Nord è stata dimenticata». L’idea è quella del Pd federale del Lombardo-Veneto. «Ci sarà un incontro a giorni - conclude Variati - tra questi riformisti del Nord, dalla Liguria al Friuli-Venezia Giulia. E, successivamente, faremo delle proposte a Prodi». Un tema, quello del Pd federale, sul quale le voci del centrosinistra veneto si disuniscono. «Il Pd deve essere un partito nazionale - dice Bottacin - nel quale il Nord deve avere una funzione di traino. Il comitato ha una funzione organizzativa: il 14 ottobre deve essere un’occasione di partecipazione dove hanno voce tutte le istanze riformiste». «Il Pd, al Nord, deve seguire un percorso di autonomia» ribatte De Piccoli.