Quel che non funziona
nella legge anti-crisi
Il Mattino di Padova, 30 luglio 2009
Il decreto legge anti-crisi, approvato martedì dalla
Camera, non contiene gli interventi idonei a
rilanciare la nostra economia e non aiuta le
famiglie e le imprese. Pochi giorni fa Cna e
Confartigianato di Padova hanno organizzato
un’interessante iniziativa, invitando tutti i
rappresentanti istituzionali locali: un viaggio
nella crisi. Abbiamo visitato quattro aziende medie
e piccole e ci è stato detto che non c’è tempo da
perdere, che c’è bisogno di soluzioni, di azioni
immediate, semplici e concrete, che permettano alle
aziende di affrontare le difficoltà perché la tenuta
sociale dipende dalla tenuta delle piccole e medie
imprese. La situazione è davvero preoccupante. Molte
aziende chiuderanno per ferie la prossima settimana
senza sapere se a settembre saranno in grado di
riaprire. Oltre alle piccole e medie imprese
artigiane la crisi colpisce anche quelle più grandi.
Secondo l’Ufficio Studi di Confindustria Padova
l’anno 2008 si è chiuso con una crescita negativa
dell’industria padovana che ha risentito fortemente
della grave crisi economica globale. Il Pil
industriale nella Provincia di Padova ha registrato
un calo del 2,6% rispetto al 2007 mentre, solo nel
primo trimestre del 2009, il fatturato industriale
padovano è calato del 19,9% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. Si moltiplica, da
parte di molte aziende in crisi a causa del calo
della produzione e dei consumi, il ricorso alla
cassa integrazione: a maggio 2009 le ore di Cassa
Integrazione ordinaria nell’industria padovana sono
state complessivamente 1.117.018 rispetto a 77.103
dello stesso periodo dell’anno precedente. L’unico
intervento davvero utile presente nel decreto è il
finanziamento per prorogare la cassa integrazione
per le aziende in stato di crisi. Questa scelta,
introdotta anche grazie al lavoro del Partito
democratico, consentirà di prolungare gli
ammortizzatori sociali a molti lavoratori della
nostra provincia. Non ci sono invece interventi a
sostegno dei consumi delle persone con redditi bassi
e dei pensionati che sono i soggetti in maggiori
difficoltà. Non c’è nulla di quanto è stato
richiesto dalle piccole e medie imprese: riduzione
degli acconti d’imposta, diminuzione drastica degli
oneri bancari, semplificazione burocratica,
istituzione di una quota dedicata alle piccole
imprese negli appalti pubblici, strumenti a tutela
dei termini di pagamento, blocco per un anno delle
rate dei mutui e dei finanziamenti per le imprese in
crisi.
La maggioranza ha deciso di respingere le proposte
del Pd perché per trovare le risorse da destinare
alle famiglie e alle imprese si deve impegnare nella
lotta all’evasione fiscale e nella riduzione della
spesa pubblica. Ma il Governo si muove in direzione
opposta: premia gli evasori con lo scudo fiscale,
condona le multe e butta dalla finestra i soldi come
nel caso Alitalia. Solo la leva fiscale e i tagli
agli sprechi possono consentire una redistribuzione
della ricchezza per sostenere i consumi, aiutare i
ceti più deboli e chi perde il lavoro, e rilanciare
lo sviluppo.