Convivenze
anche gay. un «visto» anagrafico
Mattino di Padova
28-1-2007
Sulle coppie di fatto l’Ulivo ha depositato alla Camera una proposta di legge che ha una matrice soprattutto «veneta»: è stata infatti elaborata dagli onorevoli Franca Bimbi della Margherita, sociologa della famiglia docente al Bo, dal padovano Alessandro Naccarato dei Ds e dall’onorevole rodigino della Margherita Gabriele Frigato. Una proposta che prevede la certificazione, o l’autocertificazione, della «convivenza di coppia per legame affettivo». I richiami sono gli stessi della mozione Zan approvata dal Consiglio comunale: la legge anagrafica del 1954 e il suo regolamento attuativo del 1989. La proposta «padovana» interviene proprio con una modifica al regolamento attuativo, inserendo un «articolo 33 bis» e prevedendo che una «coppia di persone ambedue libere di stato» possa chiedere la certificazione anagrafica, in cui sia indicata la data d’inizio della convivenza e il fatto che sia dovuta a «legami affettivi». Per ottenere il riconoscimento anagrafico, alla coppia basterà presentare un’autocertificazione in cui sono specificati i termini della convivenza, con l’affermazione che i due partner «intendono vivere il legame con continuità, avendo comunanza di vita e costituendo un’unità economica, che organizza su tali basi la propria famiglia anagrafica». La legge è aperta anche alle coppie di gay o di lesbiche. Ma per evitare le polemiche che si sono registrate nella città del Santo, nella proposta di legge è stato inserito più volte il chiaro riferimento alla coppia: esclusi quindi altri tipi di relazioni, compresa la poligamia. «In pratica si prende atto - rileva Naccarato - della realtà di fatto delle convivenze esistenti, dando cittadinanza a degli aggregati familiari che già esistono. D’altronde l’anagrafe è un luogo fondamentale nel rapporto fra Stato e cittadini». L’esperienza padovana, parallelamente a quella di Bologna, viene quindi riprodotta a livello nazionale: l’ufficiale d’anagrafe avrà una legge che gli impone di rilasciare i certificati, e non solo un’ordinanza del sindaco. «Si tratta semplicemente - prosegue Naccarato - di registrare la volontà di un cittadino che afferma una sua condizione di fatto. Deve essere l’affermazione di una volontà reciproca, in base alla quale le coppie si impegnano a una convivenza stabile. La nostra proposta è partita da un approccio pratico e non ideologico. Alla registrazione anagrafica il governo potrà aggiungere quel pacchetto di diritti su cui tutti sono d’accordo, come la possibilità di visita in ospedale, la casa, la pensione e quant’altro. In questo modo si può superare anche la diatriba fra registrazione pubblica e contratto privato, che ha diviso Ds e Margherita». La proposta di legge ha infatti trovato fra i promotori anche due esponenti veneti del partito di Rutelli, cioè Franca Bimbi e Gabriele Frigato. «Si tratta di un segnale - sottolineano - sul tema delle unità familiari, il cui riconoscimento deve andare anche oltre l’attestazione anagrafica. E’ un passo minimale, ma questa certificazione può essere utile ai fini dei diritti da riconoscere. Ed è anche un invito alla Margherita perché faccia quel passo avanti per colmare il ritardo che l’Italia attualmente accusa rispetto a molti dei suoi partner europei».